Deputati Fdi in Commissione antimafia chiedono audizione Bonafede su rivelazioni Pm

Calabria Politica
Alfonso Bonafede

«Dopo le rivelazioni del pm Nino Di Matteo, il magistrato che i mafiosi non volevano perché "se viene questo butta le chiavi", ci aspettiamo le immediate dimissioni del ministro Bonafede». E’ quanto affermano il segretario della Commissione antimafia Wanda Ferro e gli altri parlamentari di Fratelli d’Italia nell’organismo parlamentare Luca Ciriani e Antonio Iannone.

«Noi di Fratelli d’Italia - proseguono i parlamentari - avevamo già chiesto al presidente Morra e ottenuto l’audizione del ministro Bonafede, per fare chiarezza sulle numerose scarcerazioni dei boss mafiosi che si sono susseguite nelle settimane successive al varo del decreto “Cura Italia”, che ha innescato il pericoloso meccanismo di correlazione tra detenzione carceraria e rischio di contagio, deflagrato poi con le circolari del Dap. Nelle scarcerazioni dei mafiosi ci sono gravissime responsabilità del governo che, dopo le rivolte pianificate e fomentate dalla criminalità organizzata, anziché punire i responsabili ha ceduto le armi e spalancato le porte degli istituti penitenziari grazie anche alle decisioni del Dap. Probabilmente l’esatto contrario di ciò che avrebbe fatto alla guida del Dipartimento il pm Nino Di Matteo, che gli stessi mafiosi temevano, come è emerso dalle intercettazioni nelle quali affermavano che “se viene questo butta le chiavi” ».

«Il ministro Bonafede – aggiungono da Fratelli d’Italia - venga a riferire in Commissione e spieghi perché ha cambiato idea dopo aver proposto a Di Matteo la guida del Dap. Pretendiamo di sapere cosa lo ha convinto a ritirare la sua proposta e a nominare un altro direttore, poi costretto a dimettersi dopo lo scandalo delle scarcerazioni. Pretendiamo di sapere perché sulle rivolte in carcere il governo ha tenuto una linea di arrendevolezza, perché non sono state garantite negli istituti penitenziari le condizioni di sicurezza per tutelare i detenuti dal rischio di contagio, e perché si sia ritenuto che far scontare la pena a casa possa essere più sicuro di un regime di isolamento in carcere. Pretendiamo di sapere perché si continua a scaricare la responsabilità delle scarcerazioni sui magistrati di sorveglianza, mentre nel nuovo decreto del governo non si esclude la possibilità di concedere la detenzione domiciliare ai detenuti sottoposti al 41bis. Se il governo non lavora con il favore delle tenebre, faccia piena luce su questa vicenda vergognosa, - concludono - che richiama alla memoria la trattativa Stato-mafia del ’92 e che sta rischiando di mandare in fumo trent’anni di lotta alla mafia».