Barbieri fermi per il Covid, la provocazione: “rasoi fuori bottega come un tempo”

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“Qualcuno di noi potrà anche non ricordarsene, ma in un tempo non troppo lontano non era così strano vedere i barbieri intenti a radere barbe e tagliare i capelli ai propri clienti fuori dall’uscio della propria bottega. È un’usanza, testimoniata anche dalle foto in bianco e nero che qualcuno conserva, che appartiene alla nostra memoria. Non sarebbe un’idea da marziani pensare di riprendere questo vecchio costume per tutelare e garantire sicurezza nella fase di ripartenza post-Covid.”

È naturalmente provocatoria la proposta che il presidente del Comitato Frasso-Amarelli, Pasquale Capalbo, rivolge a chi di competenza per accorciare i tempi previsti per la riapertura di saloni di barbieri e parrucchieri.

“La data del 1° giugno, tra quelle individuate dal Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte – sottolinea Capalbo – ci soddisfa a metà. È vero che finalmente si riesce ad intravedere una luce in fondo al tunnel dell’attesa; ma è anche vero che ogni ulteriore giorno che passa è un giorno di mancato guadagno. Titolari e collaboratori sono fermi ormai da oltre un mese ed altri 30 giorni con rasoi e forbici riposte rappresentano una vera minaccia per il futuro di queste attività.”

“E poi, il 1° giugno – ironizza presidente del Comitato Frasso – Amarelli – è lunedì, giorno di chiusura per i saloni di estetisti, barbieri e parrucchieri. Il giorno successivo, martedì 2, è la Festa della Repubblica; la data di apertura dovrebbe slittare, quindi a metà settimana, mercoledì 3. Sarcasmo a parte –– è comprensibile promuovere comportamenti e misure per evitare che si sviluppino nuovamente focolai, ma trovare anche soluzioni veloci per l’economia”.