Brindisi, si spacciavano per 007: due in manette. Un calabrese tra gli indagati

Catanzaro Cronaca

Hanno svolto attività di investigazione violando il domicilio privato e posizionando delle microspie, e in questo modo hanno minato la privacy delle persone cui l’indagine era diretta. Il tutto in totale assenza di autorizzazioni.

È successo a Brindisi dove gli agenti della squadra mobile hanno arrestato e messo ai domiciliari, su richiesta della Procura della Repubblica, due uomini: A.C., 58enne, e A.D.A., 56enne, accusati di aver svolto attività investigativa senza autorizzazione, entrambi con precedenti penali. Con loro sono indagate altre tre persone, due uomini e una donna, uno residente a Lametia Terme e gli altri a Brindisi.

La vicenda si snoda infatti tra Calabria e Puglia. Un anno fa un’azienda di Brindisi si è rivolta infatti all’agenzia investigativa di Lamezia per raccogliere elementi circa l’assenteismo di alcuni dipendenti.

L’azienda investigativa calabrese ha così subappaltato la richiesta ad una agenzia di affari brindisina, per la quale collaboravano i due arrestati, incaricati di avviare le “indagini elementari”, come pedinamenti, riprese video, foto o sopralluoghi in spazi pubblici.

Ma i due sarebbero andati oltre, violando infatti il domicilio dei due dipendenti ed utilizzando le microspie e, quindi, minando la privacy degli stessi, come dicevamo senza avere le necessarie autorizzazioni. E non solo, perché le fatture sarebbero state intestate all’agenzia di investigazione di Lamezia Terme.

L’indagine, condotta, dal personale della Divisione amministrativa e di sicurezza e della Squadra mobile di Brindisi, dirette rispettivamente dal vicequestore Angelo Loconte e dal vicequestore Rita Sverdigliozzi, dopo circa un anno di attività e grazie al sequestro di materiale informatico e fotografico, ha portato all’arresto dei due e a indagare anche le altre tre persone.