Rsa e case per anziani a rischio focolai: Nas al lavoro, tre strutture attenzionate in Calabria

Calabria Cronaca

Le strutture per anziane sempre più possibili focolai per nuovi casi di Covid, in tutta Italia così come in Calabria. Proprio su queste strutture, dall’inizio dell’epidemia ma anche prima, hanno acceso i riflettori gli specialisti del Nas, ovvero il nucleo dei Carabinieri che si occupano della tutela della salute, che in tutto il paese sta svolgendo costantemente un’attenta e mirata azione di vigilanza sia nelle attività ricettive sanitarie che socio assistenziali che accolgono persone anziane e con disabilità.

Già nel corso del 2019 sono state controllate ben oltre 2.700 attività dedicate all’accoglimento e all’assistenza, delle quali il 27% è stato oggetto di contestazioni per irregolarità accertate.

La strategia delle ispezioni è continuata anche quest’anno con l’accesso in 918 strutture, riconducibili a residenze assistenziali assistite (le cosiddette Rsa), centri ad orientamento sanitario-riabilitativo e di lungodegenza, e varie altre tipologie come case di riposo, comunità alloggio e case famiglia.

In questi primi quattro mesi del 2020, le verifiche dei NAS hanno evidenziato irregolarità in 183 “obiettivi”, che rappresentano il 20% di quelli controllati.

TRA INADEGUATEZZE E ABUSIVISMO

Si tratta irregolarità amministrative, contestate, che riguardano inadeguatezze strutturali, gestionali ed autorizzative, come la mancanza di figure professionali adeguate alle necessità degli ospiti, la presenza di un numero superiore di anziani rispetto al limite previsto e l’uso di spazi e stanze inferiori a quelli minimi.

Situazioni rilevate soprattutto nel mese di gennaio, contestualmente alla seconda parte del periodo delle festività natalizie, durante il quale aumenta la richiesta di collocazione degli anziani.

Sono state inoltre appurate situazioni rilevanti penalmente che hanno portato alla denuncia, in tuta Italia, di 172 persone, in particolare gestori e operatori ritenuti responsabili di abbandono di anziani e mancata assistenza e custodia, esercizio abusivo della professione sanitaria e uso di false attestazioni di possesso di autorizzazione all’esercizio e di titoli professionali validi, come quelli di infermiere o operatori socio-sanitari.

Da gennaio ad oggi, sono state 25 le strutture destinatarie di provvedimenti di chiusura o sospensione dell’attività assistenziali poiché risultate gravemente deficitarie in materia sanitaria ed edilizia, quando non completamente abusive.

CONTROLLI RIMODULATI DURANTE L’EPIDEMIA

Con la progressiva diffusione dell’epidemia da Coronavirus, il dispositivo di controllo messo in campo dai carabinieri del Nas si è rimodulato con lo scopo di rilevare possibili criticità relative alla gestione delle procedure e degli spazi riservati a possibili casi di positività al covid-19, alla formazione degli operatori o alla loro dotazione di materiali protettivi.

A partire da febbraio, dalla dichiarazione dello stato di emergenza ed il susseguirsi delle varie misure di contenimento, i militari hanno eseguito 601 accessi in strutture ricettive, individuandone 104 non conformi alla normativa (pari al 17%), deferendo 61 persone e sanzionandone altre 157, con contravvenzioni elevate per oltre 72 mila euro.

Oltre alla contestazione degli illeciti già descritti, sono state rilevate violazioni specifiche attinenti al rispetto della normativa di sicurezza dei luoghi di lavoro, sia come mancanza di dispositivi di protezione individuale che di formazione del personale indispensabili per prevenire la propria incolumità e, di conseguenza, quella degli ospiti.

A causa delle gravi carenze strutturali ed organizzative sono stati eseguiti provvedimenti di sospensione e di chiusura nei confronti di 15 attività ricettive, giudicate incompatibili con la permanenza degli alloggiati, determinando il trasferimento degli stessi in altri centri, nel rispetto delle procedure nazionali e regionali previste per la prevenzione di possibili contagi.

I CASI NELLA NOSTRA REGIONE

In questo contesto anche la Calabria, come accennavamo, non è stata immune dai controlli. In particolare, tra i mesi di febbraio e marzo scorsi, tre le attività finite sotto la lente dei Nas, due nel reggino ed una nel cosentino.

A conclusione di un’ispezione, è stata così disposta la chiusura di una casa di riposo per anziani a Reggio Calabria poiché senza autorizzazione ed i 14 ospiti che erano presenti sono stati ricollocati nei rispettivi nuclei familiari. Il valore dell’infrastruttura ammonta ad 800 mila euro.

Sempre nell’area del capoluogo dello Stretto, e ancora dopo un’altra ispezione in struttura ricettiva per anziani, i Carabinieri hanno verificato che era la stessa era stata avviata senza l’autorizzazione sanitaria prevista per legge.

Inoltre, durante gli accertamenti sul posto, è stata individuata e sanzionata una persona per l’inosservanza delle misure di contenimento epidemico: senza un valido motivo era andato struttura gestita dalla compagna e al cui interno era stato registrato un caso di contagio da Covid-19. Tutti gli ospiti ed gli operatori della sono stati così messi in quarantena.

Il NAS di Cosenza, dopo la segnalazione di diversi casi positivi al virus, hanno eseguiti poi un’ispezione igienico-sanitaria in una casa protetta per anziani e disabili della provincia (21 casi tra ospiti e operatori sanitari), già oggetto di un’ordinanza sindacale “di isolamento totale e quarantena obbligatoria di tutti i soggetti in essa presenti” emessa il 28 di marzo.

Al momento dell’accesso risultavano ospitati ancora 15 anziani parzialmente autosufficienti, dei quali 11 positivi, mentre 4 erano stati trasferiti negli ospedali dell’area.

L’ispezione, pur consentendo di verificare delle buone condizioni igienico-sanitarie e una adeguata fornitura di D.P.I. ai lavoratori, avrebbe però evidenziato una serie di difficoltà organizzative dovute ad un numero limitato di addetti all’assistenza e determinata dalla rigorosa applicazione dell’ordinanza che impediva il turn-over regolare dei quattro operatori rimasti all’interno.

La criticità sono state segnalate all’Asp di Cosenza per l’immediata adozione dei provvedimenti di competenza e l’individuazione di adeguati percorsi di contenimento e mitigazione.