Covid. Sreening ai sanitari, Struttura a Santelli: “ordinanza poco chiara, chiarisca modalità”

Catanzaro Salute

L’ordinanza emessa ieri dalla governatrice, Jole Santelli, e che prevede un screening sul Covid da eseguire su tutti gli operatori delle strutture per anziani della Calabria (QUI), non convince Rosario Bressi, presidente della Cooperativa Sociale Il Lampadiere che gestisce uno dei centri delle regione, il Villa San Domenico di Zagarise.

“Confesso - esordisce Bressi - che la prima sensazione è stata di leggero sollievo, non perché avevo sollecitato in tal senso il nostro Governatore …, ma perché ho creduto che l’attenzione verso gli operatori, gli ospiti e i responsabili delle realtà che si occupano di anziani in modo residenziale, fosse stata in qualche modo soddisfatta”.

Ma l’amministratore della struttura sostiene che dopo una lettura più attenta, abbia riscontrato che le aspettative siano andate deluse e che lo stesso documento presenti delle lacune.

“Vorrei che gli estensori dell’ordinanza spiegassero a me, e ai tanti operatori, responsabili e ospiti delle strutture a carattere socio-assistenziali - ribadisce Bressi - in che modo bisognerebbe fare lo screening per il Covid 19. Immagino – aggiunge - non sia sfuggito a nessuno come nell’ordinanza ci sia un preciso e circostanziato invito alle strutture di fare da sé tramite la propria Direzione Sanitaria”.

Il presidente de Il Lampadiere evidenzia però che nelle strutture socio-assistenziali, “come è noto”, non ci siano e non ci possano essere direzioni sanitarie “poiché le stesse strutture – dice - erogano servizi di natura assistenziale e non sanitaria”.

Da qui il dubbio che tali strutture non sappiano come muoversi e a chi rivolgersi per effettuare gli screening su operatori e ospiti. “Capisco - continua Bressi - che, nell’immaginario collettivo, e forse anche in quello degli estensori del decreto, si associ l’assistenza residenziale agli anziani esclusivamente dal punto di vista sanitario ma siccome ci sono tante strutture in Calabria che hanno carattere socio assistenziale, mi chiedo chi dovrebbe fare gli screening e, soprattutto, perché un’ordinanza di tale portata debba essere concepita non tenendo conto della complessità del settore e delle variabili insite nell’assistenza sociale e residenziale ai nostri anziani”.

Il gestore della struttura di Zagarise si augura dunque di sbagliarsi “e di aver letto male l’ordinanza” ma sottolinea anche il fatto che “sebbene mossi dalle migliori intenzioni, chi ha concepito il provvedimento ha, quantomeno, dimenticato di specificare in che modo le strutture non sanitarie, ma a carattere socio-asssitenziale, debbano effettuare gli screening. Inoltre, mi sento di ribadire che ci sono strutture che ancora hanno difficoltà a reperire i cosiddetti presidi di sicurezza (mascherine, guanti, camici, igienizzanti) per fornirli ai lavoratori che sono impiegati nelle strutture”.

“Passi pure il fatto – prosegue - che in una ordinanza così importante alcune categorie di strutture di assistenza per anziani vengono relegate nella categoria ‘eccetera eccetera’ ma, sinceramente, che nella stessa ordinanza non vi sia spiegato in che modo debbano essere effettuati gli screening, francamente, è bizzarro”.

Bressi di dice poi sicuro che si sia trattato “di una dimenticanza e che ci sarà una spiegazione, oltre che una indicazione precisa su come procedere. Lo meritano gli operatori e gli ospiti delle strutture a carattere residenziale sociale. Lo meritano per il loro impegno e per la loro estrema compostezza nel vivere con dignità e passione questo momento complicato. Non abbiamo mascherine e guanti, perché introvabili, ma abbiamo dignità e a passione da vendere. Ne prendano atto tutti. A partire da chi ha scritto un’ordinanza monca è lacunosa”.