Crotone ha il nuovo vescovo. Panzetta ai fedeli: buonasera, entro in punta di piedi e adeguato ai tempi

Crotone Cronaca

Un abbraccio intenso, scaldato - in questa fredda giornata di gennaio, addì 5 gennaio 2020, vigilia dell’Epifania - dall’affetto di centinaia di persone, di fedeli, di uomini, donne e bambini, autorità e rappresentanti del mondo e dell’associazionismo cittadino, che hanno letteralmente “assaltato” il Palamilone di Crotone per dare il proprio benvenuto oltre che per vedere dal vivo, e per la prima volta, il loro nuovo pastore: monsignor Angelo Raffaele Panzetta, da oggi ufficialmente Arcivescovo di Crotone e Santa Severina (LEGGI).

Dopo l’ingresso i primi saluti sono del suo predecessore, monsignor Domenico Graziani, dall’altare allestito per l’occasione, e per un suo commiato alla comunità: “Un momento significativo, armonico e sicuro” come l’ha definito lo stesso Graziani.

“Gesù - ha affermato ancora il vescovo ‘uscente’ - era circondato dalle folle ma le cercava, era interessato alle folle perché sapeva leggere nelle loro espressioni e leggerne gli aspetti più veri … Affinché non si perdesse nulla di un cuore aperto alla verità … e sapesse scernere quello che vuole il Signore, riconoscere il cibo vero senza confonderlo con briciole e semi luccicanti”.

Su questa linea” si è rivolto così a Monsignor Panzetta, riferendosi a quanto lo stesso abbia affermato durante la sua messa di consacrazione e definendolo come “una testimonianza di luce” con cui il nuovo vescovo ha ribadito come tutto sia “dono” e grazie a questo si riconosca come porti la fede della parola”.Essa - ha affermato Graziani - annuncia la speranza per cui tu (Panzetta, ndr) ti impegni fermamente”.

Poi la lettura della nomina: il messaggio di Papa Francesco letto dal cancelliere della diocesi davanti ad un Panzetta apparso sereno.

PAPA FRANCESCO: “SII CUSTODE, PADRE, MAESTRO”

Il pontefice si è rivolto al nuovo pastore di Crotone definendolo “diletto figlioed inviandogli la sua “apostolica benedizionecon “paterno amore”.

“Abbiamo pensato a te … che ti sei distinto, ornato di doti umane e sacerdotali e di animo buono, tanto che sei sembrato a Noi idoneo, preparato a questi compiti, affinché tu conduca, quasi al contrario, l’itinerario pitagorico, dalle cose inferiori a quelle più importanti, ascoltando il consiglio della congregazione dei vescovi, nella pienezza della nostra autorità apostolica, ti costituiamo arcivescovo di Crotone e Santa Severina, con la concessione dei dovuti diritti e la prescrizione dei conformi obblighi”.

“Potrai ricevere - ha proseguito l’atto del Papa - l’ordinazione episcopale da un vescovo cattolico ovunque fuori Roma. Nel rispetto delle norme liturgiche. Dopo la professione di fede e giuramento di fedeltà a noi e ai nostri successori secondo i sacri canoni. Desideriamo che informi di questo nostro decreto il clero e il popolo di questa comunità ecclesiale, che incoraggiamo con tutto il cuore, per i quali tu sia custode, padre, maestro”.

“Dal tuo zelo costante, diletto figlio, i fedeli come un dono della divina misericordia colgano i frutti, con questi frutti Dio fa in modo che i fedeli che, guidati dalla tua saggezza, facciano corrispondere alle libere volontà i precetti della fede che professano con la voce”.

IL SALUTO, IL BACIO E L’UMILE “BUONASERA”

Dopo la lettera di incarico, ultimo atto formale, alle 16:55, Graziani ha così ufficializzato il passaggio di consegne: Panzetta, da questo momento, è a tutti gli effetti il nuovo vescovo di Crotone e Santa Severina. Lunghi applausi, poi la consegna del Pastorale davanti a tutti i parroci e ai fedeli, visibilmente commossi così come emozionato è ora anche il nuovo pastore.

Sacerdoti che hanno sfilato in saluto davanti all’arcivescovo: l’inchino, il bacio dell’anello. Un cerimoniale a conferma della devozione di tutto il clero locale.

Ne è seguita la liturgia della Parola, poi l’atteso intervento del nuovo vescovo scandito da un umile Buonaserache ha riportato inevitabilmente alla mente il primo saluto di Papa Bergoglio e dunque un episcopato vicino ai principi di Francesco, non a caso nel primo passaggio del suo messaggio ha invitato i fedeli a chiamarlo,per brevità”, ha sottolineato, “Angelo”.

“Stiamo vivendo un momento davvero straordinario … si sta realizzando infatti - ha iniziato Panzetta - il nostro primo incontro e questo, non vi nascondo, mi riempie il cuore di gioia. Perché finalmente posso vedere la mia gente, contemplo quella porzione di popolo di Dio che mi è stato affidato. Guardandovi mi rendo conto di avere difronte non una massa anonima ma tantissimi volti, tante piccole icone che nella loro unicità costituiscono una mirabile iconostasi che eleggo e accolgo come una parabola, una Epifania del mistero eterno che ci ha fatto incontrare”.

“ENTRO IN QUESTA CHIESA IN PUNTA DI PIEDI”

Un preciso disegno divino”, l’ha definito monsignor “Angelo”, affermando che nella fede si senta mandato dal Signore, “inviato qui, in questo preciso momento della mia vita e della storia di questa chiesa particolare che mi è stata affidata.”

Prima di questi ultimi giorni - ha confessato - non ero mai venuto in diocesi e per questo avverto nel mio cuore di poter dire con umiltà e verità che sono venuto nel nome del Signore” e “in questo momento davvero speciale voglio rendervi partecipi delle disposizioni interiori con le quali inizio il mio servizio episcopale.

“Io entro in questa chiesa particolare in punta di piedi, mi sento erede di una lunghissima scena di pastori, di presbiteri, di religioni e laici che nei secoli passati hanno scritto pagine di vita impregnate di Vangelo e che hanno provato ad essere fedeli a Dio nella storia degli uomini”.

Il mio primo sentimento pastoraleè quello della gratitudine per la storia che mi ha preceduto e anche il rispetto per una gloriosa tradizione ecclesiale nella quale mi inserisco con il cuore libero e spalancato. Assumo la responsabilità di guidare questa comunità con una autorità ferma ma umile, per questo inizio … nella consapevolezza di dover certamente insegnare ma solo dopo aver imparato. Di dover parlare ma solo dopo aver ascoltato. Di dover organizzare ma solo dopo aver guardato in viso le persone nella loro singolare unicità”.

Panzetta si è dunque detto convinto “che i programmi e le strutture, perché restino polarizzate al loro fine ultimo, che è quello di facilitare l’incontro e la comunione con Dio e i fratelli, questa finalità si raggiunge solo col rispetto profondo per ogni essere dal volto umano”.

“Sono arrivato oggi qui - ha poi aggiunto - senza portare con me delle ricette preconfezionate o con l’intenzione di trapiantare in questa terra lo stile pastorale di altre chiese o attinto in altri contesti. Sono fermamente convinto che qui, nella nostra terra, dobbiamo, con percorsi sinodali, sognare e realizzare i progetti e i programmi più adatti a disegnare percorsi di salvezza per il nostro popolo”.

DALL’EVANGELII GAUDI ALLA CHIESA VICINA AGLI ULTIMI

Quanto allo stile episcopale che vorrà incarnare, il nuovo vescovo ha sottolineato di non aver altre prospettive se non quelle indicate dal Concilio Vaticano Secondoma così come esse – ha ribadito – sono attualizzate ed incarnate nell’insegnamento e nella testimonianza di Papa Francesco”.

Panzetta, in tal senso, ha spiegato di riferirsi alla “globalità del suo magistero ma soprattutto all’Evangelii Gaudium (la prima esortazione apostolica di Papa Bergoglio, promulgata il 24 novembre del 2013 e ricorrenza della solennità di Gesù Cristo Re dell'Universo, ndr), nella quale ritengo sia scritto uno stile di Chiesa, e quindi anche uno stile episcopale che risultano adeguati ai tempi che abbiamo difronte e la responsabilità di vivere”.

Proprio il Papa ha sintetizzato questo “indirizzo” in una serie di esigenze fondamentali che forniscono una mappa che Panzetta intende seguire riutilizzando la sostanza delle parole e del pensiero del pontefice: “oggi il popolo di Dio e la storio richiedono che i vescovi siano uomini vicini a Dio e che con disponibilità reale siano contestualmente capaci di essere vicini anche alla gente, soprattutto agli ultimi, e con amore di Padre stiano accanto ai loro presbiteri”.

Ed è proprio nella luce di queste indicazioni Panzetta sostiene di aver scritto su quello che chiama come il “navigatoredella sua vita “il percorso che ho scelto e che intendo seguire con le capacità e i limiti che ho”.

Per questo ha spiegato ai suoi fedeli di voler essere un vescovo vicino a Dio, “vera sorgente del ministero”. Un ministero, quello che ha assunto, che deve essere, insomma, “un segno quasi palpabile della vicinanza di Dio che in Gesù si è fatto compagno di strada degli uomini”.

UN CANALE DEL SIGNORE, VICINO ALLA GENTE E ALLA POVERTÀ

Si è detto dunque consapevole che il suo primo impegno sia la preghiera, portando a Dio persone e “situazioni”, essere insomma, “un canale aperto che pone in contatto il Signore e la nostra gente”.

Ma, ha sbottato, intende anche essere un vescovo “vicino alla gente”, riscoprendo il vero senso dell’identità di un pastore, che consiste “nel farsi prossimo per donarsi come pane spezzato alla gente”. “Io – ha continuato monsignor Panzetta - voglio camminare in questa direzione” e vuole farlo “con decisione, non tanto per una motivazione pastorale o strategica ma per una esperienza sacramentale e identitaria” e per portare speranza e consolazione.

Vuole essere unvescovo realmente e lealmente disponibile, so bene che la vicinanza alle gente, quando è autentica, si traduce in gesti feriali e concreti e per questo mi sento profondamente chiamato a stare in contatto con le persone, dedicando loro il tempo con generosità … a non nascondere i problemi sotto il tappeto, a non temere di venire in contatto con una realtà in cui occorre fasciare ferite, farsi carico, prendersi cura e spendersi veramente senza barare”.

Un pastore, si annuncia quindi Monsignor Panzetta, “con uno sguardo di predilezione degli ultimi e di ogni povertà”, di quei poveri che devono essere “accolti e amati con uno stile di vita sobrio e semplice”.

AIUTATEMI SENZA ADULAZIONE E FINZIONE

Una vicinanza, poi, che il vescovo riserverà anche ai suoi sacerdoti in modo “orizzontale e decisiva” e “forse oggi quella più urgente”. Non una esigenzamanageriale” - sia chiaro - per mantenere solo buoni rapporti ma una necessità sacramentale che gli chiede di essere “padre” dei suoi presbiteri.

So bene - ha affermato mons. Panzetta - quanto essi abbiano bisogno di un pastore che li ami, li segua, li incoraggi perché siano amorevolmente stimolati ad una vita di donazione”, essere insomma il loro “parroco” ed investire il suo tempo ed energia a disposizione di tutti i sacerdoti, soprattutto dei più giovani o di chi sia in difficoltà.

Da qui e con queste premesso l’invito alla comunità tutta: “aiutatemi ad essere un vescovo secondo il cuore di Cristo e della Chiesa” intessendo fin da subito relazioni “segnate dalla carità nella verità, avendo cura sin dall’inizio dal rimanere lontani da uno stile relazionale opacizzato dall’adulazione e dalla finzione che rovinano le comunità perché isolano l’autorità in un mondo parallelo nel quale diventa impossibile rendersi conto delle reali esigenze delle persone e delle comunità”.