Incassavano le indennità senza aver mai lavorato: truffa all’Inps da 5,6mln. 500 denunciati

Reggio Calabria Cronaca

Quasi cinquecento persone denunciate, tra cui anche una dozzina di imprenditori per un’imponente truffa all’Inps che supera i 5,6 milioni di euro.

Per la precisione parliamo di 458 persone che sarebbero riuscite a percepire dall’Istituto nazionale di previdenza sociale - con un totale di quasi 34 mila giornate agricole dichiarate - erogazioni previdenziali e assistenziali come l’indennità di malattia, disoccupazione e maternità.

Di fatto dipendenti di aziende agricole con funzioni da braccianti o impiegatizie ma che in realtà non avrebbero mai lavorato. Agricoltori, in pratica, che avrebbero dovuto coltivare dei campi che sono risultati invece completamente in stato di abbandono.

In sintesi è tutto questo che è emerso dall’indagine denominata “Isidoro1”, condotta dai Carabinieri di San Luca, che alla fine hanno deferito in stato di libertà alla Procura locale il mezzo migliaio di persone residenti nel comprensorio locrideo, con le accuse, anche in concorso tra loro, di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e falsità in scrittura privata.

Il provvedimento arriva dopo una lunga investigazione, partita dal febbraio del 2017 e condotta fino al novembre scorso dai militari sanluchesi, che hanno monitorato soggetti appartenenti per vincoli di parentela alle famiglie di maggior “interesse operativo”.

LE DITTE “FASULLE” E I TERRENI ABBANDONATI

Le indagini, tradizionali e documentali, effettuate con il supporto del personale ispettivo dell’Inps di Reggio Calabria e di Crotone e poi avvalorate da numerose osservazioni, controlli e pedinamenti, hanno permesso di accertare come gli indagati si siano procurati ingiustamente le erogazioni previdenziali e assistenziali.

I carabinieri hanno difatti individuato dodici aziende agricole e immobiliari, nella gran parte dei casi risultate fittizie, che sarebbero state costituite proprio per indurre in errore l’Inps con rapporti di lavoro che si è poi appurato essere del tutto simulati.

Dopo aver individuato i soggetti che avrebbero dovuto essere occupati nelle attività di manodopera agricola ed impiegatizia, e i relativi datori di lavoro, gli investigatori, insieme al personale dell’istituto di previdenza, hanno analizzato le denunce di manodopera riferite al periodo 2017-2019, oltre al libro unico del lavoro delle varie aziende, con le relative giornate di presenza per ciascun bracciante teoricamente impiegato.

In seguito, una volta localizzati i terreni che avrebbero dovuto essere oggetto dell’attività agricola - attraverso i dati catastali riportati nelle denunce aziendali - sono stati eseguiti degli accertamenti urgenti sui luoghi, appurandone in ogni circostanza lo stato di abbandono.

I DIPENDENTI CHE NON SAPAVENO PER CHI LAVORASSERO

Infine, a riprova di quanto già accertato, i militari hanno di volta in volta sentito i dipendenti, che paradossalmente non ricordavano dettagli basilari sulla loro attività lavorativa, come ad esempio il nome della ditta, l’ubicazione dei terreni, la tipologia delle colture, i nomi o la fisionomia degli altri operai.

I dodici imprenditori sono stati così denunciati in stato di libertà, in concorso con ciascuno dei dipendenti, per aver simulato l’esistenza dei rapporti di lavoro.

L’indagine scaturisce dal monitoraggio di numerosi soggetti ritenuti contigui, per vincoli di parentela, a famiglie di “interesse operativo”, sorpresi spesso in momenti di svago sebbene in quei frangenti avrebbero dovuto, invece, trovarsi a lavoro nei campi o in aziende immobiliari.

Alla fine, insomma, gli investigatori hanno accertato che le aziende sotto controllo erano anch’esse fittizie e che, a ritroso, esistessero precedenti assunzioni delle stesse persone anche in altre aziende anch’esse fasulle.

Inoltre, le società monitorate sarebbero di fatto riconducibili a soggetti legati a famiglie che gravitano nell’orbita della criminalità organizzata della Locride, e che a loro volta avrebbero assunto, prevalentemente, numerosi altre persone contigue a famiglie criminali e per vincoli di parentela.

L’esauriente quadro accusatorio delineato dai carabinieri ha consentito agli uffici competenti dell’Inps di trattenere alla fonte il profitto ritenuto “ingiusto” che sarebbe dovuto essere erogato sulla base delle false dichiarazioni.