Tenta il suicidio dopo anni di violenze in famiglia: ora è in stato vegetativo, arrestato il papà

Crotone Cronaca
Il capo della Mobile di Crotone, Nicola Lelario

Una brutta storia con un epilogo che avrebbe potuto avere una fine ancor peggiore. Protagonista - suo malgrado - una giovane ragazza, di appena 16anni, con una situazione familiare di forte “disagio” dovuto, per lo più, ai presunti e continui maltrattamenti subiti non solo da lei stessa ma soprattutto dalla mamma e dall’altro fratello anche lui minorenne (almeno fino a poco tempo fa).

Le offese quasi quotidiane sul suo aspetto fisico e da parte del genitore asseritamente violento e, forse, un momento di debolezza, la voglia chissà di farla finita con quella vita che potrebbero averla spinta a tentare il suicidio, impiccandosi.

Un tentativo che non andrà a buon fine ma la ragazza sarà tristemente segnata subendo con quel gesto estremo una lesione gravissima che ora la costringe in uno stato vegetativo post-anossico.

La vicenda si sviluppa nel centro storico di Crotone. Un agglomerato di case, tra i vicoli dell’antica cittadina pitagorica. È lì che vive la famiglia pakistana ed è lì che nella scorsa estate, era il 28 giugno, intervenne una pattuglia delle Volanti, allertata dell’accaduto, e che proprio per l’impossibilità di far passare da quelle strette viuzze un’ambulanza si incaricò di soccorrere direttamente la ragazza e di portarla fino in ospedale, dopo averla raccolta tra le braccia disperate della mamma e del fratello.

Da quell’episodio sono partite le indagini della squadra Mobile del capoluogo, con l’aiuto dei colleghi delle volanti e dell’Ufficio Minori dell’Divisione Anticrimine, che sono arrivati a raccogliere una serie di gravi indizi a carico del papà della giovane, un venditore ambulante 46enne, pakistano (da anni residente a Crotone), finito in carcere.

Gli inquirenti gli contestano i reati di maltrattamenti in famiglia con l’aggravante di aver commesso il fatto in presenza e in danno dei figli minorenni, ma anche le lesioni personali, in questo caso aggravate per aver provocato un indebolimento permanente all’organo della masticazione della moglie, dopo averle fatto perdere un incisivo, nel corso di una lite. Stessa donna che anche durante la gravidanza sarebbe stata fatta cadere addirittura dalle scale.

Ma, tra i reati, anche l’istigazione al suicidio delle figlia che - come dicevamo - sarebbe stata sottoposta per anni a dei gravi maltrattamenti, costringendola così a vivere in uno stato perenne di timore.

L’uomo è stato però arrestato qualche giorno fa, mercoledì scorso, e all’aeroporto di Fiumicino. Al momento dell’esecuzione della misura cautelare a suo carico la mobile aveva infatti appreso che il 46enne si trovava in Pakistan.

Così gli investigatori crotonesi si erano tenuti sempre in contatto con i colleghi della Polizia di frontiera della scalo capitolino ed una volta avuta notizia del suo rientro in Italia, appena sbarcato dall’aereo è stato subito fermato e preso in consegna dai colleghi dell’ufficio di Frontiera e poi trasferito nella Casa Circondariale di Civitavecchia.

“UN QUADRO FAMILIARE DRAMMATICO”

Nel corso della conferenza per illustrare i dettagli del fermo dell’uomo lo stesso capo della squadra mobile pitagorica, Nicola Lelario ha parlato di “Un quadro familiare particolarmente drammatico” in cui le vicende si sono consumate.

Il dirigente ci tiene anche a precisare però che dalle indagini non sarebbero emerse delle evidente “che abbiano creato una correlazione diretta tra il gesto della ragazza e le condotte assunte dal papà”; in pratica gli inquirenti non possono dirsi certi che il tentativo di suicidio sia stato in qualche modo istigato dall’atteggiamento del padre ma “comunque, e fondamentalmente, - ha aggiunto il capo della Mobile - il quadro che è saltato fuori è quello di una serie di maltrattamenti reiterati … che hanno sicuramente avuto un’incidenza quanto meno dal punto di vista psicologico … per quanto da quello penale non possono al momento essere ritenute sussistenti”.

Ma un’incidenza tale sulla psiche della ragazza, ribadisce convintamente Lelario, “da portarla a compiere questo gesto drammatico”.

Tant’è che gli stessi inquirenti già dall’inizio avevano indirizzato le indagini per appurare se si trattasse di un possibile caso di istigazione al suicidio, senza tralasciare altre ipotesi, indagando anche sulla sua vita scolastica della giovane. Il tutto per cercare di dare, se possibile, un senso a quella tragica vicenda.

Ma l’attenzione si è subito focalizzata sul nucleo familiare, sul disagio - come dicevamo - causato dai presunti e continui atteggiamenti violenti del capofamiglia.

Da qui, spiega ancora il Dirigente, sono emersi proprio questi episodi sia di “violenze fisiche che psicologiche” maanche verbali ed economiche … cioè quando una persona (nel caso specifico si tratta della moglie e dei figli) si trova in una situazione di indigenza, perché non avendo la donna (la moglie, ndr) una sua indipendenza economica, si trovava ad essere completamente dipendente dal marito”.

Gli inquirenti hanno poi evidenziato di non ritenere plausibili “altre” responsabilità dirette del padre nel tentativo di suicidio della giovane anche perché è stato appurato che l’uomo, quella sera di giugno, non fossi in casa: era fuori città per lavoro.

(aggiornata alle 13:58)