Lettere. Come un pericoloso terrorista cacciato dall’aereo insieme a due disabili

Cosenza Attualità

Abbiamo ricevuto e pubblichiamo integralmente la lettera inviataci da un professionista di Diamante nel cosentino, che narra di una paradossale vicenda accaduta su un volo della compagnia Ryanair in partenza dall’aeroporto di Orio al Serio, Brescia, con destinazione Lamezia Terme.


DIAMANTE, 14/02/2011. Sembra un thriller da Fox Crime ma, purtroppo, è la triste realtà verificatasi, giovedì scorso, dopo essermi imbarcato, unitamente a mio padre, avv. Giuseppe Liserre, a mia moglie e a mio figlio disabile di due anni, all’aeroporto di Bergamo - Orio Al Serio, sul volo Ryanair delle ore 19,00 diretto a Lamezia Terme. Mi ero recato a Brescia, con mia moglie, in quanto, sia mio padre che mio figlio, dovevano essere sottoposti ad alcune visite specialistiche. Giunti all’aeroporto di Orio Al Serio, per rientrare a Lamezia, mio padre, ipovedente, affetto da gravissime patologie, soprattutto cardiache, avvertiva un malore; sicché, si rendeva necessario chiedere assistenza all’aeroporto, quantomeno per trasportarlo all’imbarco con la sedia a rotelle. Il personale preposto a tale servizio, dimostrava grande cortesia e disponibilità, imbarcandoci nella corsia preferenziale riservata ai disabili mediante posizionamento su un carrello levatoio per consentire a mio padre, sulla sedia a rotelle, di accedere direttamente in aereo. Pertanto, buona norma di buon senso avrebbe imposto, a tale Compagnia, di dare priorità all’imbarco dei disabili, se non altro per ovvie ragioni di carattere logistico nella sistemazione dei posti. Invece, è stata data preferenza ai passeggeri che avevano interamente occupato l’aereo. Cosicché, mentre l’aereo veniva letteralmente preso d’assalto dai numerosi passeggeri, per circa mezz’ora, restavamo bloccati su quel carrello levatoio, all’aperto: mio padre sulla sedia a rotelle, io con i bagagli, tra il freddo e i rumori assordanti dei motori che terrorizzavano il mio bambino stretto tra le braccia di mia moglie. Quando, finalmente, dopo una lunga attesa, si apriva lo sportello, trovavamo, all’ingresso, delle improvvisate hostess che, con maniere poco garbate, ci rimproveravano di intralciare le operazioni di partenza dicendoci che dovevamo arrangiarci perché sull’aereo non c’era più posto, neanche per i bagagli a mano, in quanto i posti riservati ai disabili erano già stati occupati, arbitrariamente, da altri passeggeri. Pertanto, chiedevo di poter interloquire, direttamente, con il Comandante dell’aereo al quale, con comprensibile veemenza, senza tuttavia trasmodare nella contumelia, rappresentavo le mie legittime doglianze per tutto il disagio patito, soprattutto da due persone disabili, certamente per cause a noi non imputabili. Successivamente, in un clima di generale concitazione che si era creato all’interno dell’aereo e ingenerato, esclusivamente, dall’incapacità del Comandante di gestire una situazione caotica, probabilmente per aver imbarcato più persone del dovuto, notavo che nel giro di pochi minuti, l’aereo veniva letteralmente circondato, a terra, da numerose pattuglie della polizia di frontiera i cui lampeggianti risaltavano ancor più nel buio della notte, rievocando un momento storico dell’estradizione di un noto boss di “Cosa Nostra” al suo arrivo in aeroporto. Tra incredulità e sconcerto, apprendevo, da un gentile Commissario di Polizia, che l’oggetto dell’intervento ero proprio io e che dovevo essere identificato in quanto segnalato, dal Comandante dell’aereo, come persona molto pericolosa che non poteva affrontare il viaggio. Quindi, mi veniva ordinato di lasciare l’aereo mentre, circostanza ancor più assurda e cinica, mia moglie con nostro figlio disabile e mio padre sulla sedia a rotelle, ad avviso di quel Comandante, avrebbero potuto proseguire, da soli, il viaggio. A quel punto, dopo circa un’ ora e mezza di blocco dell’aereo, in una situazione che diventava sempre più ingestibile, tra vari malori di passeggeri, non avendo altra scelta in quanto non avrei potuto, giammai, abbandonare da soli i miei familiari in quelle condizioni, venivo costretto, dal Comandante, a lasciare, in piena notte, l’aereo con mia moglie, mio figlio in braccio e mio padre sulla sedia a rotelle, scortati, come i peggiori criminali, dalla Polizia di Frontiera, la quale, suo malgrado, si trovava assolutamente impossibilitata ad agire diversamente e che ha mostrato,nei nostri confronti, un encomiabile senso di umana comprensione e di grande professionalità. Purtroppo, come se tutto ciò non bastasse, mio padre veniva urgentemente trasportato, in ambulanza, presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Seriate (BG) a causa di un attacco di angina pectoris determinato dalle forti emozioni vissute in quei momenti convulsi di singolare drammaticità. Infine, al danno si aggiungeva la beffa di essere stato annotato, da quel Comandante, come un pericoloso terrorista che non avrebbe potuto più volare su un aereo. Quindi, dopo una notte in ospedale ed un altro pernottamento, sono stato costretto a ritornare in Calabria, con la mia famiglia, noleggiando un’autovettura. Cosa sarebbe successo, se non avessi avuto la possibilità di permettermi un taxi, un pernottamento in albergo per quattro persone, o il noleggio di un auto con i relativi oneri? La perdita di quel volo, ha soprattutto determinato problemi per gli altri tre miei figli che attendevano con ansia l’arrivo dei genitori giovedì sera. Per non parlare dei miei impegni professionali, di udienza e di studio, che ho dovuto annullare, d’urgenza e a tarda ora, per l’indomani, anche perché il rientro in auto ha comportato un viaggio di circa dodici ore con i consequenziali disagi arrecati a due disabili già gravati dai loro problemi. Per questi motivi solleverò un caso a livello internazionale, anche perché da ricerche effettuate, questa Ryanair sembra essere adusa a simili vessazioni, soprattutto a danno di disabili. Intraprenderò una battaglia giudiziaria, sociale e mediatica, ai massimi livelli, fosse l’ultima causa della mia vita, affinché venga affermato, in maniera preponderante, un ineludibile principio di Giustizia, sotteso ad una comunità civile e democratica, per la tutela dei fondamentali diritti, costituzionalmente garantiti, soprattutto dei soggetti deboli ed indifesi.

Francesco Liserre