Sette anni dopo l’omicidio Cervalo: il papà si affida a Gratteri per dare un nome al killer

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Filippo Ceravolo

Era il 25 ottobre del 2012 – precisamente 7 anni fa – e Filippo Ceravolo, 19 enne di Soriano Calabro, si trovò nell’auto sbagliata e divenne l’obbiettivo sbagliato di un killer che ad oggi non ha un nome, un volto e tanto meno sta pagando per aver tolto la vita ad un giovane innocente.

La sera dell’atroce omicidio - avvenuto sulla strada che da Pizzoni porta a Soriano - Filippo viaggiava sul sedile passeggero di un’auto guidata da un suo coetaneo al quale aveva chiesto un passaggio per tornare a casa dopo una giornata trascorsa con la fidanzata. Il vero obiettivo dell’agguato non era lui ma chi quell’auto la guidava e che quella sera è miracolosamente scampato alla pioggia di pallettoni che hanno attinto il malcapitato 19enne.

Dopo ben 7 anni da quel terribile giorno, uno degli omicidio più efferati commessi nel Vibonese è rimasto senza responsabili. Nel novembre del 2015, il gip di Catanzaro ha emesso persino un provvedimento di archiviazione.(QUI)

Non fa finta di niente però la Procura antimafia guidata da Nicola Gratteri che vuole portare luce sull’accaduto ed ha più volte incontrato Martino Ceravolo, il papà di Filippo che continua a combattere avere giustizia per suo figlio.

Un nuovo grido di dolore di questo padre che vive per metà questa volta si sentito nell’auditorium della Scuola di Polizia dove questa mattina il coordinamento provinciale dell’associazione antimafia Libera ha organizzato un’iniziativa proprio per ricordare la memoria di Filippo Ceravolo e chiedere ancora una volta giustizia.

Papà Martino si è rivolto ai mandanti, a chi ha sparato e a chi quella sera era in auto con suo figlio: Chi sa deve parlare, deve pentirsi. Chi guidava quell’auto sa come sono andati i fatti”.

Filippo non c’entrava nulla e questo l’indagine lo ha chiaramente appurato.

Filippo non tornerà più indietro ma la mia famiglia attende giustizia perché non auguro a nessuno di vivere quello che sto vivendo io. Mi hanno massacrato un figlio. Ma chi lo ha fatto deve sapere che non ho paura, che io combatterò fino a quando non morirò e dopo di me ci saranno mia moglie, i miei figli e i miei nipoti. La mia famiglia non si fermerà fino a quando non arriverà la giustizia”, ha aggiunto il signor Ceravolo che ribadisce la sua fiducia nella Procura antimafia e soprattutto in Gratteri.

I mafiosi non sono niente, sono dei vigliacchi, noi siamo in tanti, siamo lo Stato. Non possono continuare a prenderci per il sedere e so che prima o poi arriverà la risposta e li porteranno dentro. Spero non mangino il prossimo panettone”, ha concluso papà Martino.