Ammazzato 8 anni fa davanti al figlioletto, risolto il caso: arrestato il presunto killer

Vibo Valentia Cronaca
Francesco Pannace

Un caso di omicidio che risale a ben otto anni fa ed oggi risolto con l’arresto dei presunti killer che il primo di marzo del 2011 entrarono in azione in pieno centro abitato a San Gregorio d’Ippona, intorno alle 5 del pomeriggio, facendo fuoco contro Carmelo Polito, all’epoca 42enne, ammazzandolo con cinque colpi pistola calibro 7,65 (QUI).

Il caso scosse la comunità locale anche perché la vittima fu barbaramente uccisa davanti agli occhi del figlioletto che aveva appena 6 anni e che, miracolosamente, scampò all’agguato.

Un delitto immortalato dalle telecamere di videosorveglianza installate in una vicina officina meccanica (QUI). Ed è da qui che i carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia sono partiti per ricostruire l’azione di fuoco a cui presero parte due persone, coperte da passamontagna, che spararono a Polito alle spalle e mentre questi stava passeggiando con il figlio su corso Italia.

La tesi a cui sono oggi arrivati gli investigatori è che a sparare sia stato Francesco Pannace, 32enne di San Gregorio d’Ippona, già detenuto (QUI) perché coinvolto in un altro efferato omicidio, quello di Giuseppe Prostamo (QUI).

Ad incastrarlo un’intercettazione ambientale captata dai militari nell’auto intestata a Rosario Fiarè, soggetto ritenuto un esponente di spicco della ‘ndrangheta di San Gregorio. Pannace era infatti l’autista del boss e l’effettivo utilizzatore dell’auto.

“HAI SAPUTO CHE MI HANNO INC…?”

Qualche mese dopo l’omicidio di Polito, proprio conversando nella vettura con un giovane del posto si sarebbe fatto sfuggire una frase emblematica per le indagini: “Ma hai saputo che mi hanno inculato no? ... perché ho ammazzato questo figlio di puttana”, affermò allora il 32enne mentre l’interlocutore gli chiedeva: “Chi Polito?” e lui rispondeva: “Era pazzo! E così via… per te, per me e per gli altri”.

Un’altra conversazione ritenuta fondamentale dagli inquirenti per la ricostruzione del caso quella avvenuta nel carcere di Vibo dove, sempre Pannace, era ristretto dopo l’arresto in flagranza per l’omicidio di Giuseppe Prostamo, per il quale è stato condannato in via definitiva.

In quell’occasione avrebbe indicato al cugino il luogo in cui aveva nascosto il passamontagna: “vedi sotto quell’eternit appena scendi? Là sotto c’è un passamontagna”. L’attività di riscontro svolta dai Carabinieri ha permesso di recuperarlo proprio nel luogo indicato dallo stesso 32enne. Il passamontagna era nascosto all’ingresso della stradina d’accesso della proprietà del nonno.

Allo stesso tempo Pannace avrebbe chiesto al cugino se anche l’arma fosse ancora nascosta, invitandolo a non rimuoverla dal luogo designato e a prestare attenzione: “Stai attento se arrestano te cosa faccio qua dentro…”.

PERCHÉ POLITO VENNE UCCISO

Secondo la ricostruzione degli investigatori la vittima sarebbe stata considerata come una persona aggressiva e prepotente “solita ad andare in giro a chiedere soldi o a prendersi le cose senza pagare il prezzo”. Annoverava diversi precedenti penali per furto, rapina, omicidio e tentato omicidio.

Un atteggiamento, il suo, che avrebbe creato malcontento tra gli abitanti del paese che vivevano con il terrore. Tra l’altro Polito era appena uscito dal carcere psichiatrico di Barcellona Pozzo di Gotto dove era stato detenuto.

Dunque sarebbe stato “giustiziato” in pieno giorno per uno schiaffo inflitto due anni prima allo zio del presunto killer e anche per dei “buffetti sulla guancia”, dati in carcere a mo’ di richiamo a Rosario Fiorillo, come riferito dal collaboratore di giustizia Raffaele Moscato.

“Non può allora escludersi - scrive il Gip del Tribunale di Catanzaro Carmela Tedesco a tal proposito - che l’omicidio di Polito fosse una vendetta del Pannace per il torto subito dallo zio o comunque una punizione dello stesso inflittagli per il suo comportamento prepotente ed aggressivo”.

Il Giudice ha pertanto disposto la misura della custodia cautelare in carcere per il 32enne di San Gregorio d’Ippona accogliendo le risultanze dei Sostituti Procuratore della Dda di Catanzaro Andrea Mancuso e Ciro Luca Lotoro.

Gli inquirenti ritengono dunque di aver chiuso il cerchio intorno al presunto assassino di Polito ricostruendo l’ennesimo caso di sangue in una provincia tristemente salita alla ribalta della cronaca nazionale per l’incredibile numero di delitti commessi, e quasi tutti risolti.