‘Ndrangheta. Resta in carcere boss della droga arrestato a Duisburg

Catanzaro Cronaca

Il tribunale del riesame di Catanzaro ha confermato il provvedimento cautelare della custodia in carcere emesso a carico di Bruno Pizzata, noto alle forze dell'ordine di mezza Europa come trafficante internazionale di stupefacenti, finito in manette il 4 febbraio a Duisburg, dopo essere sfuggito all'operazione "Overloading", per l'esecuzione delle decine di fermi disposti dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nell'ambito dell'omonima inchiesta contro il narcotraffico. I giudici del collegio catanzarese oggi hanno confermato interamente le accuse a carico di Bruno Pizzata, che si trova ancora in Germania in attesa di essere estradato in Italia, mentre sono cadute due delle tre contestazioni mosse a suo figlio, Sebastiano Pizzata (entrambi sono difesi da Gianni Russano, codifensore di Sebastiano Pizzata e Eugenio Menniti), per il quale ha retto l'accusa di associazione a delinquere con conferma della custodia in carcere -, ma sono caduti i due capi d'accusa relativi al trasporto di due carichi di cocaina, uno da 30 chilogrammi, e uno da 50 chilogrammi. Carcere confermato, infine, anche per altri tre indagati di "Overloading", Francesco Strangio, Antonio Strangio e Mario Giuseppe Scalia (difesi da Gianni Russano, Eugenio Menniti e Francesco Gambardella).

L'inchiesta "Overloading", coordinata dal sostituto procuratore antimafia Vincenzo Luberto, e dai colleghi coassegnatari del fascicolo Antonella Lauri e Raffaela Sforza, è stata diretta a stroncare un traffico di droga che coinvolge il clan Muto di Cetraro (Cosenza), ed i Chirillo di Paterno Calabro di San Luca (Reggio Calabria). Gli elementi raccolti dalla Guardia di finanza hanno consentito alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro di emettere 77 provvedimenti di fermo di indiziato di delitto eseguiti lo scorso 2 dicembre -, poi convalidati dal giudice per le indagini preliminari distrettuale che ha conseguentemente emesso l?ordinanza di custodia cautelare. Proprio in esecuzione di quest'ultimo provvedimento, venerdì scorso i militari del Goa di Reggio Calabria hanno stretto le manette ai polsi di Bruno Pizzata, figura cardine dell'inchiesta, dal momento che secondo gli inquirenti proprio per il suo tramite la droga arrivava dal Sudamerica in Calabria, dove veniva immessa nei circuiti dello spaccio gestiti dai clan Muto e Chirillo.