“Ricettopoli”, in quattro anni 2 mila prescrizioni per oltre 4 mila farmaci. Tredici indagati per truffa

Cosenza Cronaca

Duemila e 360 prescrizioni illecite, per un totale di 4.720 confezioni da 28 compresse ciascuna e con un dosaggio compreso tra i 20 e gli 80 mg.

Sono le ricette prescritte da un medico di base che, dal 2015, sarebbe stato parte integrante - almeno secondo gli inquirenti - di quello che viene definito come un articolato sistema di smercio illegale di farmaci.

Un sistema che avrebbe consentito ad alcuni tossicodipendenti, con la compiacenza del medico, di rifornirsi nelle farmacie di un medicinale contenente “ossicodone”, poi spacciato nel mercato illegale come valido sostituto dell’eroina.

Le indagini che hanno oggi fatto partire l’operazione “Ricettopoli”, facendo scattare i domiciliari per nove persone e l’interdizione per un anno dall’esercizio della professione per un dottore e tre farmacisti (LEGGI), sono partite a seguito di una segnalazione inviata dall’Asp di Cosenza al Reparto dell’Arma, su un “esponenziale incremento delle prescrizioni” di un farmaco oppioide a base di ossicodone, utilizzato per le cure palliative e del dolore severo in patologie neoplastiche o degenerative, e su un presunto furto di 10 ricettari.

IL FALSO FURTO DEI RICETTARI E LE PRESCRIZIONI “ESAGERATE”

Dalle investigazioni sarebbe così emerso il presunto ruolo del medico di base che, titolare dei ricettari utilizzati per le prescrizioni di medicinali a favore dei co-indagati, avrebbe pensato di giustificare il numero di ricette agli uffici di medicina di base con un presunto furto.

Poi avrebbe confermato ai dirigenti di aver formalizzato la denuncia ma, da delle accurate verifiche, è emerso invece che di quella denuncia non vi fosse alcuna traccia.

Secondo gli inquirenti, insomma, si sarebbe trattato in realtà di un maldestro tentativo di occultare la propria condotta”.

Il farmaco dagli effetti stupefacenti è divenuto il motore della indagine che farebbe emergere l’esistenza, sul territorio cosentino, di un mercato di smercio di droga apparentemente legale, ma parallelo a quello clandestino dello spaccio dell’eroina.

Il medico cosentino, dietro richiesta di alcuni pazienti, avrebbe dunque prescritto numerose ricette del farmaco, pur in assenza di patologie sofferte dai destinatari. I pazienti, quindi, hanno potuto ottenere illecitamente confezioni in quantità spropositate ed incompatibili anche con l’uso raccomandato dall’AIFA.

L’AVVERTIMENTO: “TI AMMAZZI SOLO CON TUTTE QUESTE MEDICINE”

La condotta del professionista, per gli investigatori, sarebbe stata caratterizzata da una “chiara consapevolezza dell’illiceità del proprio agire”, elemento che emergerebbe da alcune conversazioni con i pazienti indagati, riportati nell’ordinanza del GIP, in cui lo stesso asserirebbe chiaramente, ad esempio, che “Tu non hai titolo a prendere (ndr segue la denominazione del farmaco)”, o ancora, in un altro incontro: “Ma ti rendi conto che sono anni, che fate ste cose...? … Anni...! ... No giorni...!”.

Il medico, cosciente delle conseguenze derivanti dall’assunzione incontrollata del farmaco, sarebbe poi apparso incurante dello stato di salute riferito da alcuni assuntori.

Infatti, in alcune intercettazioni, l’uomo, preoccupato per l’abbassamento delle difese immunitarie di uno di essi, avrebbe spiegato al paziente che la causa sarebbe stata imputabile all’eccessivo consumo del medicinale ma nonostante tutto avrebbe lo stesso continuato a cedere alle continue richieste di prescrizione.

E non solo, perché nel ribattere ad uno dei pazienti, avrebbe anche affermato: “Nooo che ti ammazzi solo con tutte queste medicine…

Gli inquirenti hanno raccolto altre dichiarazioni, captate da intercettazioni, e sarebbe apparsa singolare l’esternazione di un altro paziente, che a fronte delle preoccupazioni del medico sulle verifiche sull’esenzione dal ticket, avrebbe risposto noncurante: tanto paga lo Stato!”.

LA TRUFFA AL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE

Le indagini evidenzierebbe poi una truffa in concorso ai danni del Servizio Sanitario Nazionale da parte dello stesso medico che di tre farmacisti e degli intestatari delle ricette, consistente nel far ricadere i costi dei medicinali a carico del Ssn per un ammontare di quasi 176 mila euro.

Dal monitoraggio degli indagati è stato accertato che il farmaco, ottenuto con la presentazione delle prescrizioni nelle farmacie di Cosenza, sarebbe stato in parte impiegato per uso personale ed in parte ceduto a terze persone dietro pagamento di un corrispettivo, come documentato nel corso dei servizi culminati nel sequestro complessivo di 419 compresse.

Particolarmente significativo il quantitativo ritrovato nel corso di una perquisizione domiciliare avvenuta il 6 marzo scorso, presso l’abitazione di uno degli indagati, in cui i Carabinieri scoprirono 279 compresse a base di ossicodone e di 80 mg e diverse ricette con le prescrizioni dello stesso farmaco: un numero considerato sicuramente sproporzionato per la cura di una singola persona.

IL RUOLO DEI FARMACISTI E LA CONSEGNA A DOMICILIO

Dall’attività di monitoraggio svolta dai Carabinieri è stato possibile scoprire che i farmacisti, nonostante le prescrizioni di legge in materia, avessero dispensato i farmaci in quantità spropositate ed incompatibili con l’uso di un solo paziente, e presentando poi le ricette per il successivo rimborso.

Gli stessi, in alcuni casi, avrebbero favorito la condotta illecita dei richiedenti, spesso anche con la consegna dei farmaci incriminati direttamente a domicilio.

Addirittura, come viene anche sottolineato nell’ordinanza del GIP, alcuni farmacisti, “animati da interessi di natura economica”, sostengono gli inquirenti, in più occasioni avrebbero invogliato l’indagato ad ottenere altre prescrizioni abusive, segnalandogli lo disponibilità presso la farmacia del medicamento contenente l’ossicodone.

Particolarmente significative, per non dire “allarmanti”, sarebbero alcune conversazioni in cui una farmacista avrebbe offerto altre confezioni ad uno dei convolti, rispetto a quello che lo stesso avesse richiesto ed in relazione alle quali avrebbe riferito di essere in possesso delle prescrizioni necessarie, così, di fatto, invogliandolo a procurarsi, per il tramite del suo canale di fiducia, altre ricette simili.

Stesse condotte sarebbero state riscontrate anche a carico di altri farmacisti destinatari dell’interdittiva e che, in assenza controlli, avrebbero consegnato a domicilio il farmaco ad uno degli indagati, anche se quest’ultimo non fosse l’intestatario della ricetta.

Un altro aspetto imputato agli arrestati è quello relativo all’ulteriore falsificazione materiale delle ricette ricevute dal medico.

Infatti, si sarebbe scoperto come gli indagati si facessero prescrivere il farmaco con un dosaggio da 20 mg e, alcune volte, anche da 40 mg. Una volta ottenuta la ricetta, per di ottenere un farmaco con un principio attivo più elevato, avrebbero modificato mano il numero “20” in “80”.

Da quanto documentato, non sembra che il medico fosse pienamente consapevole della falsificazione successiva, anche se dal contenuto delle conversazioni intercettate emergerebbe come l’uomo ne avesse avuto il sospetto, ma che avesse poi deciso di continuare con la propria condotta.

Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari i Carabinieri hanno proceduto alla perquisizione domiciliare nei confronti dei quattro titolari delle altre farmacie coinvolte, con la notifica di una informazione di garanzia in ordine al reato di truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale per un ammontare complessivo di poco più di 130 mila euro, in relazione alla presunta erogazione abusiva di altre 2.258 confezioni dello stesso farmaco.

Questa mattina, pertanto, i Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, con i colleghi del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di, hanno così eseguito le 13 misure cautelari personali, di cui sei agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, tre ai domiciliari, e quattro interdittive dall’esercizio della professione. Sequestrate anche somme di denaro per un totale di 175.947 euro.

I provvedimenti sono stati emessi dal gip presso il Tribunale di Cosenza che contesta, a vario titolo, i reati di “prescrizioni abusive in concorso”, “detenzione e cessione di sostanze stupefacenti in concorso”, “truffa aggravata ai danni del Servizio Sanitario Nazionale” e “falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in concorso”.

I Carabinieri hanno avviato le procedure per il sequestro preventivo della somma di oltre 175 mila euro nei confronti dei tre farmacisti destinatari delle misura interdittiva. Un importo che è stato calcolato come il rimborso corrisposto dal S.S.N. alla stessa farmacia per la dispensazione delle ricette intestate ad un singolo indagato nell’arco temporale a decorrere dal 2015.

L’indagine è stata condotta dalla Sezione Operativa della Compagnia bruzia di concerto con il Nas locale e coordinata dal Procuratore della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo, e dal sostituto Margherita Saccà.