Inchino ai mafiosi, ad Acquaro il parroco blocca la processione: troppi i portantini pregiudicati

Vibo Valentia Cronaca

Un primo caso che fece discutere fu quello del 2014: il “famoso” inchino dell’effige della Madonna delle Grazie di Oppido Mamertina (nel reggino) davanti alla casa del presunto del boss locale della ‘ndrangheta Peppe Mazzagatti, allora ai domiciliari (LEGGI).

Un fatto che accadde, nientemeno, appena due settimane dopo che Papa Francesco, da Sibari, aveva lanciato la sua scomunica ai mafiosi (QUI) e che anche il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri non esitò a definire proprio come “una sfida” alle parole del pontefice.

A Zungri, nel Vibonese, qualcosa di simile avvenne nell’agosto dello scorso anno, con la processione della Madonna della Neve interrotta dai carabinieri dopo aver accertato la presenza tra i portatori di un altro boss, Giuseppe Accorinti (LEGGI).

Subito dopo la “vicenda” di Oppido Mamertina, sempre nel 2014, sia il vescovo di Oppido-Palmi, Francesco Milito, che il questore di Reggio Calabria, Maurizio Vallone, avevano però imposto delle rigide disposizioni sulla verifica preventiva dell’eventuale presenza di persone “non idonee” dal punto di vista tanto penale quanto etico nelle processioni religiose, con il vincolo per i parroci di inviare anticipatamente l’elenco dei cosiddetti “portantini alle autorità di polizia che ne avrebbero dovuto eseguire le opportune verifiche.

È così è stato, tanto che un altro caso è stato, per così dire, “stroncato sul nascere”, in previsione dei festeggiamenti di San Rocco, ad Acquaro, frazione di Cosoleto, ancora nel reggino, dove il parroco don Giovanni Bruzzì, ha annullato la relativa processione appena gli è stato comunicato da Polizia e Carabinieri che nell’elenco dei portatori del Santo - circa una trentina di persone - vi fossero addirittura presenti quasi il 90 per cento di soggetti con precedenti penali e di polizia.

Una situazione, quindi, che avrebbe violato le disposizioni imposte in tal senso dal vescovo e dal capo della polizia. Da qui lo stop al corteo che, come è evidente, ha creato disappunto e soprattutto rammarico tra i fedeli locali ma che si è resa assolutamente necessaria e rispettosa delle regole imposte per evitare che un rito religioso si trasformi suo malgrado in strumento di elevazione del prestigio per la criminalità e in particolare per boss e pregiudicati locali.