Costretta dal “branco” al sesso violento e di gruppo sotto la minaccia di ucciderle il figlioletto

Cosenza Cronaca

Unanormale” relazione sentimentale extraconiugale che in breve tempo si sarebbe invece trasformata in un’escalation di brutali violenze fisiche e psicologiche.

Al centro una donna albanese, tenuta “sotto scacco” da un “branco” di cinque persone (sebbene le indagini siano volte ad identificare anche altri presunti corresponsabili), che l’avrebbero obbligata a rapporti sessuali, anche e per così dire particolari”, ovvero con vere e proprie sevizie, con la minaccia di ucciderle il figlio di appena 5 anni ed il suo compagno, qualora si fosse rifiutata.

La vittima sarebbe stata così costretta a prostituirsi, a subire rapporti anche di gruppo e comunque pratiche sessuali violente, ma anche e addirittura a consegnare ai suoi aguzzini delle consistenti somme di denaro, sempre sotto minaccia, cioè di divulgare dei filmati che la ritraevano in atteggiamenti sessuali espliciti.

Una storia drammatica quella che viene fuori dal racconto della straniera, affidato solo il 5 agosto scorso agli agenti del commissariato di Corigliano-Rossano, a cui si è rivolta per chiedere aiuto e denunciando ben 10 anni di vessazioni.

Da qui è partita l’indagine, coordinata dal Sostituto Gallone sotto le direttive del Procuratore di Castrovillari - che ha portato stamani all’arresto di cinque persone del posto (P.L.G., S.G., W.O.; G.M. e S.B. le loro iniziali), finite in carcere con le accuse, a vario titolo, di violenza sessuale di gruppo ed estorsione (LEGGI).

Come dicevamo, le investigazioni sono scattate dopo la denuncia presentata dalla cittadina albanese in cui riferiva, e con dovizia di particolari, una serie interminabile di violenze, sevizie e soprusi di ogni genere subiti a suo dire dagli indagati.

Gli investigatori, ovviamente, hanno eseguito delle attività di riscontro sul racconto della straniera, sotto le direttive della Procura, che hanno portato a ritenere veritiere le sue dichiarazioni e dalle quali sarebbe emerso effettivamente un lungo periodo nel corso del quale la malcapitata sarebbe stata sottoposta ad ogni genere di violenze sessuali e a richieste estorsive, oltre che di prestazioni sessuali ottenute con costrizioni e violenze fisiche e psichiche.

LA FINTA MALATTIA PER NASCONDERE I SEGNI DELLA VIOLENZA

Gli inquirenti spiegano infatti che a causa delle continue violenze subite, che gli avevano provocato degli ematomi, lividi e segni evidenti sulle braccia e sul corpo, la cittadina albanese per ben due volte, due anni fa, nel 2017, aveva dovuto ricorrere alle cure dei medici in un ospedale di Roma, anche per giustificare con i familiari, che erano all’oscuro di tutto, una non meglio specificata malattia che gli provocava questi segni.

Per verificare quanto denunciato dalla vittima, nell’immediatezza la polizia aveva anche effettuato varie perquisizioni domiciliari a carico degli indagati, nel corso delle quali erano stati ritrovati 480 grammi di marijuana, un bilancino di precisione ed una serra per la coltivazione indoor della stessa marijuana, oltre che attrezzi utilizzati per effettuare prestazioni sessuali “particolari”.

“Si tratta dell’ennesimo risultato investigativo raggiunto nel breve periodo dalla Procura della Repubblica di Castrovillari a seguito di denuncia della vittima, in stretta e perfetta sinergia operativa con il personale della Polizia di Stato, a testimonianza dell’impegno e della presenza delle Forze dell’Ordine e della magistratura nel territorio del comune di Corigliano-Rossano”, affermano dalla Polizia.

Il provvedimento è stato eseguito stamani all’alba dal personale della Polizia del Commissariato di Corigliano-Rossano, insieme ai colleghi della Squadra Mobile di Cosenza e con l’ausilio di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine Calabria Settentrionale di Rende.

L’ordinanza cautelare porta la firma del Gip del Tribunale di Castrovillari Luca Colitta, ed è stata emessa su richiesta della stessa Procura, diretta da Eugenio Facciolla.