La rotta della coca dalla Colombia all’Italia passando da Genova: col beneplacito della ‘ndrangheta

Reggio Calabria Cronaca
Antonio Alvaro

Un colpo da ben 100 milioni di euro, un’enorme somma di denaro strappata dalle mani della ‘ndrangheta calabrese ma, soprattutto, quasi 370 chili di cocaina che avrebbero inondato certamente le piazze dello spaccio italiane, e non solo.

Questo in sintesi il pugno assestato al narco-traffico con il sequestro avvenuto oggi della imponente “partita” di droga e di 953 mila euro in contanti sottratti a tre italiani finiti in arresto.

L’operazione, nome in codice “Buon vento genovese” (LEGGI), è stata condotta in sinergia tra gli investigatori della Guardia di Finanza italiana e quelli della Dea americana che hanno intercettato l’importante carico, in arrivo dal Sudamerica, nel porto di Genova, scalo che ancora una volta si confermerebbe strategico per le importazioni di stupefacenti.

Non è difatti questa la prima partita scoperta nel porto ligure: 600 i chili di droga che sono stati sequestrati solo negli ultimi due mesi, il primo a giugno scorso, da quasi 100 chili, e il secondo in questo mese di luglio, altri 500 chilogrammi. A gennaio tolte dal mercato 2 tonnellate di coca, nel novembre precedente 270 kg di eroina.

IL RUOLO DI ALVARO

Tra gli arrestati - a dimostrazione ancora una volta del ruolo ricoperto dalla ‘ndrangheta calabrese nel fruttuoso traffico internazionale - Antonio Alvaro, 39enne ritenuto affiliato all’omonima cosca di ‘ndrangheta di Sinopoli, nel reggino. Per gli inquirenti sarebbe lui l’organizzatore e finanziatore dei carichi di cocaina.

Alvaro - spiegano gli investigatori - vanterebbe un excursus criminale di assoluto rilievo: in particolare, a suo carico risultano condanne, fin dall’età adolescenziale, per rapina, furto, danneggiamento, tentato omicidio, detenzione illegale di armi e munizioni, falsa dichiarazione sulla identità propria, associazione per traffico di stupefacenti, ricettazione, estorsione (anche attraverso atti intimidatori e dinamitardi), crollo di costruzioni.

Arrestato ad Ancona nel 2003 e condannato nel 2006, dopo un periodo di detenzione era stato scarcerato soltanto nel 2017.

Il 39enne è il minore di cinque fratelli, tutti considerati appartenenti alla storica cosca del mandamento tirrenico e pluripregiudicati per associazione per traffico di stupefacenti.

L’ARRESTO IN COLOMBIA

Le indagini - coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova ed eseguite dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria del capoluogo ligure - sono partite nella primavera del 2019, quando Alvaro fu localizzato in Colombia, mentre contrattava l’acquisto di un ingente carico di cocaina con gli esponenti dei cartelli del sudamericani.

Avviata la cooperazione con le autorità spagnole e francesi, sotto l’egida di Eurojust; con quelle colombiane e con la Dea la Cbp (la Customs and Border Protection) statunitensi, si è arrivati così a monitorare le fasi dell'acquisto e dell'arrivo del carico in Italia, e nei giorni scorsi, al sequestro nel porto genovese, appunto, dei 368 kg di polvere bianca.

Nello stesso contesto sono stati catturati e arrestati oltre che Alvaro (che aveva con se dei documenti falsi) anche gli altri due: Rodolfo Militano, 29enne incensurato che si ritiene avesse il compito di ritirare i 340 panetti; e Filippo Ierinò, 51enne anch’egli uomo di fiducia e incaricato della consegna di 150 mila euro come anticipo delle spese per la spedizione della cocaina dalla Colombia.

IL CONTABILE DELLA ‘NDRINA

Inoltre, identificato e denunciato all’Autorità Giudiziaria un quarto uomo, Domenico Romeo, 39 anni, ritenuto coinvolto a pieno titolo nel tentativo di importazione della cocaina. Anch’egli considerato affiliato al clan Alvaro è destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dai Gip del Tribunale di Genova e risulta allo stato latitante e ricercato. Per i militari sarebbe il “contabile” della ‘ndrina.

Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati, inoltre, tre auto, numerosi telefoni cellulari criptati e uno jammer, dispositivo utilizzato per impedire ai telefonini di ricevere o trasmettere onde radio.

Sono in corso ancora le investigazioni per identificare e rintracciare eventuali altri responsabili del trasporto dello stupefacente.

Alla luce dei sequestri di oggi è stato anche rafforzato il presidio dei controlli ai varchi doganali del porto genovese, con la presenza dei cani antidroga.