La “vedova della droga” e i figli dello spaccio, famiglia in carcere: sei arresti

Reggio Calabria Cronaca

Giovanni Argirò, 40enne nato a Oshaw (in Canada) ma domiciliato a Catanzaro; altre due persone sono di Ardore, Mario Bottari (47 anni) e Giuseppe Musolino (33); e poi Rosario e Antonio Musolino (rispettivamente di 29 e 25 anni) entrambi residenti a Benestare così come Teresa Pizzata (56 anni).

Sono loro ad essere finiti in carcere stamani nell’ambito dell’operazione “Nikita”, con cui i carabinieri di Locri hanno arrestato un’intera famiglia ritenuta dedita allo spaccio di droga (LEGGI).

Tutti e sei, a vario titolo, sono accusati di associazione finalizzata all’acquisto, alla detenzione e alla vendita di stupefacenti, in particolare di cocaina ed eroina.

Gli arresti - su richiesta del procuratore distrettuale Giovanni Bombardieri - arrivano al termine di un’investigazione condotta dagli stessi militari locresi con il coordinamento dell’Aggiunto Giuseppe Lombardo e del Sostituto Francesco Tedesco.

La tesi è che si siano assicurati alla giustizia i responsabili di quella che viene definita come unacontinua e metodica violazione, con vincolo associativo, della normativa sugli stupefacenti” con numerosi episodi di detenzione singola e spaccio.

Le indagini, condotte con attività tecniche e riscontri “sul campo”, mira a dimostrare in pratica l’esistenza di un sodalizio familiare costituito da quattro congiunti: Teresa Pizzata e i suoi tre figli, Giuseppe, Rosario e Antonio Musolino.

LA DROGA CONSEGNATA ANCHE A DOMICILIO

Gli stessi avrebbero trafficato diversi tipi di droga nella zona di Benestare, tanto verso i consumatori “finali” quanto anche verso altri spacciatori, tra i quali gli altri due arrestati, Argirò e Bottari (che si sarebbero “riforniti” sistematicamente ed assiduamente).

Intercettando le conversazioni tra gli indagati, gli investigatori sostengono poi che emergerebbe “nitidamente” il ruolo ricoperto dalla mamma, Pizzata: la donna, vedova e dunque capofamiglia, sarebbe stata difatti in grado di dirigere “agevolmente e autorevolmente” le attività criminali.

Si sarebbe scoperto come la famiglia conservasse anche consistenti quantitativi di droga in un vallone che si trova in un’area demaniale di fronte alla loro abitazione.

Gli stupefacenti venivano stipati in dei nascondigli ideati appositamente e coperti dalla folta vegetazione, oppure in immobili rustici, sempre vicini alla loro casa.e

Gli investigatori si dicono anche certi di poter provare un’intensa attività di spaccio da parte dei quattro parenti, che concordavano le quantità, la tipologia e il prezzo con una serie di clienti fidelizzati ai quali a volte si occupavano e preoccupavano anche di recapitare la droga a domicilio.

ACCUSATO DI AVER PERSO LA DROGA, PRESO A CALCI E PUGNI

Nel corso delle indagini, inoltre, si sarebbe accertato un caso di violenza avvenuto la mattina del 5 febbraio del 2016, quando le videoriprese hanno immortalato la brutale aggressione dei fratelli Musolino e della loro madre nei confronti di Giovanni Argirò.

In particolare, la notte precedente, in una via vicina all’abitazione della famiglia, una pattuglia dei carabinieri ha ritrovato un barattolo di vetro con dentro 9 grammi di cocaina e 47 di eroina.

Contestualmente e dopo un’affannata e vana ricerca del loro stupefacente, i Musolino avrebbero così ritenuto Argirò responsabile della sottrazione e dunque lo avrebbero aggredito fisicamente, pestandolo a calci e pugni.

Fatti, questi, che sono considerati “particolarmente significativi” in relazione alla presunta sussistenza del vincolo associativo, e che dimostrerebbero - sempre secondo gli inquirenti - la co-detenzione della droga e l’interesse comune di tutti e quattro i familiari all’attività illecita.

LA PISTOLA ARMATA E NASCOSTA SOTTO LA MAGLIETTA

Durante le indagini è stato anche accertato un singolo episodio di detenzione abusiva e porto in luogo pubblico di un’arma da fuoco.

In particolare, il pomeriggio del 7 dicembre del 2015, Antonio Musolino fu notato all’esterno del portone di casa. Dopo essere rientrato per pochi istanti ne sarebbe uscito con un’arma in mano consegnandola ad una persona non identificata. Quest’ultima l’avrebbe armata e poi restituita al 25enne che l’avrebbe nascosta sotto la maglietta, dietro la schiena, per poi tornare nello stabile.

Infine, nell’ambito dell’operazione sono state eseguite delle perquisizioni, al termine delle quali nell’abitazione di uno degli indagati sono stati ritrovati circa 5 chili di marijuana nascosti sotto un letto, e confezionata in involucri termo sigillati.

Gli arrestati sono stati condotti nella Casa Circondariale di Reggio Calabria dove resteranno disposizione dell’autorità giudiziaria.