Arresto Macrì: punta arma contro cc, ferita “primula” d’Aspromonte

Reggio Calabria Cronaca

Sono stati momenti concitati quelli che hanno portato all'arresto, avvenuto in piena notte in una casa di Sinopoli (Rc) del latitante Antonino Macrì, 48 anni, destinatario di un ordine di carcerazione di 10 anni di reclusione per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, porto abusivo di arma da fuoco e ricettazione. Una vera e propria "primula d'Aspromonte", sfuggito più volte alla cattura. L'ordine d'arresto eseguito stamani era stato emesso dalla Procura della Repubblica di Palmi lo scorso 17 giugno 2010. La sua ennesima fuga dalla giustizia e' finita con l'irruzione dei carabinieri dello Squadrone Eliportato cacciatori "Calabria" e del Comando provinciale di Reggio Calabria. Per Macrì è stata la terza latitanza. Già in passato, infatti, il giovane si era sottratto alla cattura nascondendosi sull'Aspromonte. Il 10 ottobre 1997, dopo un periodo di lunga latitanza, era stato arrestato dallo Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria di Vibo Valentia che lo aveva individuato tra la fitta vegetazione delle zone aspromontane del territorio di Sinopoli Inferiore (RC). Macrì e' considerato un vero e proprio esperto della latitanza aspromontana. Gran parte delle sue fughe le ha passate vivendo in piena clandestinità girovagando tra i boschi e gli anfratti degli aspri territori natii che conosceva benissimo. Più volte, durante le ricerche, e' stato visto attraversare l'area montana servendosi di un bastone per farsi spazio tra la fitta vegetazione. Le sue tracce erano state puntualmente perse, per cui e' stato necessario intensificare le attività di osservazione che finalmente hanno permesso di individuare il covo in cui si trovava. Questa volta i militari, partendo dalle recenti vicende personali che hanno interessato il latitante, che di recente ha subito la scomparsa di alcuni congiunti, sono riusciti ad isolare l'abitazione in cui si era rifugiato. Al momento dell'irruzione, resa difficoltosa dal fatto le strade che circondano il fabbricato sono strette e non percorribili dalle macchine, Macrì ha cercato di nascondersi in una piccola stanza al piano superiore. La casa era sprovvista di energia elettrica ed era completamente al buio, dato che erano state oscurate anche le finestre per evitare che filtrasse la luce dei lampioni che illuminano la strada. Nell'abitazione sono state trovate le provviste di cibo e vestiti che il latitante aveva di recente ricevuto dai suoi fiancheggiatori e tremila euro che lo stesso Macrì ha dichiarato di dover utilizzare per pagare il funerale di uno dei suoi congiunti. L'abitazione era in condizioni pessime. Macrì dormiva vestito, pronto per la fuga, sopra un materasso per terra, con una folta barba da eremita ed abiti in tinta con la vegetazione. Le indagini continuano per individuare i fiancheggiatori del latitante.