I soldi da investire se l’intascava, truffati in 68: arrestato promotore finanziario

Catanzaro Cronaca

In tanti si erano fidati di lui: circa una settantina di persone che contavano sulla serietà professionale di un broker a cui affidavano diverso denaro, certi che questi poi lo investisse per loro conto.

D’altronde ricevevano anche delle rendicontazioni in tal senso, ed erano arrivati al punto di farsi convincere ad investire somme ingenti in operazioni finanziarie spacciate per vantaggiose.

Peccato però che il promotore finanziario, una volta incassati i soldi dai clienti, non trasmettesse alla banca alcun ordine di investimento per loro conto.

A questa conclusione sono giunti i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Catanzaro e del gruppo di Lamezia Terme, che coordinati dal Procuratore Salvatore Curcio e dal sostituto Alberto Cianfarini, stamani hanno eseguito un arresto, mettendo ai domiciliari un 51enne della città della Piana, Vincenzo Torchia, ex consulente finanziario della banca Fideuram locale, e che ora dovrà rispondere di truffa aggravata e autoriciclaggio.

Oltre all’arresto è scattato a suo carico anche un sequestro preventivo, per un importo pari a poco meno di 4,7 milioni di euro, emesso dal giudice per le indagini preliminari Emma Sonni.

A lui la Gdf è arrivata dopo numerose denunce sporte da ignari risparmiatori che, come dicevamo, atratti da lauti guadagni e nel breve periodo avrebbero affidato al promotore delle grosse somme in contanti o in titoli di credito.

Il broker - spiegano gli investigatori - si era conquistato la fiducia dei clienti, che vedevano in lui un’apparente serietà professionale, creata in una prima fase grazie proprio alla pubblicità che gli facevano gli stessi inconsapevoli “investitori”.

Così sarebbe riuscito ad attrarre nuove vittime, circa 68 quelle finora identificate dalle fiamme gialle, ottenendo il denaro da impiegare nelle operazioni poi risultate in verità false.

I soldi difatti il promotore li avrebbe versati ma su conti correnti a lui riconducibili, accesi inizialmente presso la stessa Fideuram e in un altro istituto di credito e, dopo, tramite numerosi bonifici in uscita, in piattaforme di intermediazione bancaria estere, nel Regno Unito e a Cipro.

Un "sistema" che di fatto “polverizzava” in numerosi conti esteri le somme ottenute indebitamente e ostacolando, in tal modo, l’individuazione della loro provenienza.

Gli investigatori stimano che il broker abbia così gestito oltre 6,6 milioni di euro, di cui 4,6 come profitto netto, con il conseguente danno di pari ammontare per le vittime.

Altre investigazioni svolte dalla Guardia di finanza sono state arricchite con intercettazioni telefoniche ed ambientali, oltre che da indagini finanziarie sui conti correnti, ed hanno consentito di ipotizzare l’esistenza di un’associazione per delinquere, nell’ambito della quale Torchia, insieme ad altri due soggetti lametini, avrebbe sfruttato la politica risarcitoria adottata dalla banca, predisponendo delle false pratiche di risarcimento (mediante la compilazione di contratti di investimento fraudolenti) così da ottenere ingiustamente il rimborso di una somma quantificata in circa 250 mila euro.

Complessivamente sono stati denunciati dalla Procura lametina sette soggetti accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere, truffa, autoriciclaggio e favoreggiamento.