Finissage della mostra “Forme nel tempo”, Cesare Berlingeri si racconta

Catanzaro Tempo Libero

“Una bella ossessione”. E’ l’arte secondo il maestro Cesare Berlingeri che “non ha tempo, non si misura con il tempo. E aspetta che gli diano un giudizio”. La mostra “Forme nel tempo” – inaugurata lo scorso 7 febbraio e ospitata in tutti gli spazi del Museo delle Arti di Catanzaro – si è conclusa nel migliore dei modi: una chiacchierata affascinante a tutto tondo con il maestro che ha introdotto nel panorama delle arti visive la tecnica della tela sagomata, ravvolta in movimenti irrequieti, regalando il segno di un memorabile blu oltremare, e dalla sua Taurianova ha portato nel mondo un pezzo di Calabria, con l’autorevolezza e il prestigio della sua arte.

La mostra, che ha visto la proroga delle visite dal 15 al 30 aprile, è curata da Maurizio Vanni ed organizzata dalla Fondazione Rocco Guglielmo e dall'Amministrazione Provinciale di Catanzaro, in collaborazione con l'Associazione Spirale d'idee e l'Archivio Cesare Berlingeri. Al finissage che si è tenuto martedì pomeriggio nella sala panoramica del Museo, hanno partecipato, oltre all’artista, Rocco Guglielmo direttore artistico del MARCA, e presidente della Fondazione Rocco Guglielmo, e la il critico d’arte Teodolinda Coltellaro che sono stati sollecitati dal giornalista Piero Muscari

Il percorso espositivo, ha coinvolto i tre piani del museo calabrese: ha aperto con installazioni tra le più significative, proseguendo il dialogo tra le opere storiche della collezione del MARCA e quelle prodotte per questo appuntamento da Berlingeri, in tutto 50 opere. La retrospettiva – ha ricordato Muscari – ha proposto un ampio confronto tra le opere recenti e i lavori storici di Berlingeri, come quelli caratterizzate dal colore blu oltremare degli anni ottanta, che hanno contraddistinto il suo cammino artistico internazionale e che sono stati esposti, tra gli altri, in alcuni dei musei più importanti del Brasile come al MAM – Museo di Arte Moderna di Salvador de Bahia e di Rio de Janeiro, e al MAC – Museo di Arte Contemporanea di Goiânia.

La Personale di Berlingeri ha voluto rappresentare “un esperimento”, perché ha invaso tutto il museo. Si è trattato della prima mostra di questo genere organizzata al MARCA: le opere sono state posizionate sia nel primo piano, destinato tradizionalmente alle mostre temporanee, sia nel piano inferiore dove abbiamo scelto una mostra di tipo installativo.

La chiusura di una mostra è un momento triste di un artista, perché è come un punto messo su una vita scritta per ricominciare daccapo – ha affermato Berlingeri -. Io spero di avere la forza di ricominciare daccapo”. Soffermandosi sulle “pieghe” che segnano la propria espressione artistica, Berlingeri spiega che “la piega non è quello che indossiamo ma è la vita: tutto è piegato, l’universo è piegato, la natura è circolare, in natura non esiste la linea retta ma la linea tonda. Il mio avvolgere le cose non è altro che disegnare nello spazio qualcosa che diventa spazio, la forma diventa l’opera. Quel quadrato non è un quadrato, si esprime come può. Nel mio lavoro c’è questo rapporto, questa curiosità, questa meraviglia di vedere nascere un lavoro non pensato, e questo per me è importante. L’artista quando va fuori dallo studio è un pesce fuor d’acqua, l’arte quando va fuori da uno studio diventa tutt’altro. I quadri ci parlano, si fanno parlare ma solo da chi li sa ascoltare”.

Il direttore artistico Guglielmo ha voluto ricordare che “il 20 maggio 2008 si inaugurava il Marca con una grandissima mostra di Mimmo Rotella, e idealmente chiudiamo questo primo decennio con un altro artista calabrese di rilevanza nazionale e internazionale. Non era programmato, ma forse nulla accade per caso, le cose si sono concatenate quasi come se ci fosse un percorso ideale. Da quale anno si sta cercando, dopo il riordino delle Province, di mantenere un certo livello di programmazione, e ci stiamo riuscendo con grandi sacrifici”. “L’arte e l’artista sono in insieme indissolubile, quindi per capire pienamente l’opera, nel caso di Cesare, è necessario andare nei contesti in cui si può parlare dell’artista e della sua opera ed entrarci nel modo più immediato e facile – ha aggiunto Teodolinda Coltellaro -. Il nostro artista si caratterizza per un percorso eccezionale, che elabora, dispiega, avvolge, lavora sulle pieghe, e lui stesso è parte essenziale di questa piegatura”.

E nell’arte si vive in due, conclude il maestro Berlingeri “c’è l’artista che la crea e ci sono gli occhi del fruitore che la guarda e la fa sua. Questo è il dono che può dare l’artista. L’artista disegna il mondo, da sempre, e noi conosciamo l’opera, la cultura, gli uomini lontani proprio perché hanno lasciato disegni e delle misure della cultura. La cultura è un insieme di segni su segni, l’uomo è fatto di segni. Non esistono fatti, esistono interpretazioni”.

Ha accompagnato la mostra un volume pubblicato da Alberto Peruzzo Editore, con testi di Maurizio Vanni (Direttore del Lu.C.C.A. Museum), Domenico Piraina (Direttore di Palazzo Reale a Milano) e Teodolinda Coltellaro (critico d’arte). E domani alle 18 l’inaugurazione della mostra “Instabile Concreto”, personale di Fabio Nicotera, a cura di Gabriele Simongini. Prosegue il ciclo di mostre al Museo MARCA di Catanzaro, che testimoniano l’attenzione al genius loci e ai giovani talenti, un progetto promosso e fortemente voluto dalla Fondazione Rocco Guglielmo in collaborazione con l’Amministrazione Provinciale di Catanzaro.