Figlie di Eva, al Teatro Gioiosa debutta la storia di tre amiche nemiche

Reggio Calabria Tempo Libero

“Figlie di E.V.A.” è la storia di un uomo astuto, che inganna tre donne, la storia di tre donne diverse, che diventano amiche nonostante tutto, è tre storie in una, come sono tre i nomi delle protagoniste: Elvira, Vicky e Antonia interpretato dal trio Maria Grazia Cucinotta, Vittoria Belvedere e Michela Andreozzi in scena domani al Teatro Gioiosa di Gioiosa Ionica.

Il cartellone della XXVIII Stagione Teatrale della Locride 2018-2019 punta all’eccellenza con l’ennesimo appuntamento della rassegna invernale del Centro Teatrale Meridionale diretto da Domenico Pantano. La storia appassionante racconta di tre donne che uniscono le loro forze per vendicarsi astutamente dello stesso uomo.

Lo spettacolo è stato scritto dalla stessa Andreozzi e Vincenzo Alfieri e vede in scena anche Grazia Giardiello e Marco Zingaro. Le scene sono di Mauro Paradiso, i costumi di Laura Di Marco, per una produzione Bis Tremila.

Figlie di E.V.A. è la storia di un uomo astuto, che inganna tre donne, la storia di tre donne diverse, che diventano amiche nonostante tutto. Figlie di E.V.A. è tre storie in una, come sono tre i nomi delle protagoniste: Elvira, Vicky e Antonia.

Elvira. Dietro a ogni grande uomo c’è una grande donna: la segretaria. Elvira sa, Elvira vede, Elvira risolve. A lei, il Cardinale Richelieu, le fa un baffo. Vicky. Moglie tradita, è una “povera donna di lusso”, sposata per il suo patrimonio. Un po’ ingenua, un po’ scaltra, un po’ colomba, un po’ volpe. Anzi lince, nel senso della pelliccia. Antonia. Prof di latino, precaria, bellissima, in attesa del primo amore e di una cattedra.

A legare le tre donne c’è Nicola Papaleo. Sindaco disonesto che le mette nei guai per diversi motivi: manda Elvira nelle peste legali per falso in bilancio; abbandona Vicky in diretta tv per una ragazza più giovane; incastra Antonia che viene beccata a passare gli scritti di maturità a suo figlio e pertanto radiata dal provveditorato. Le tre, che mal si sopportano, unite da un sano sentimento di vendetta, si coalizzano: lo vogliono morto. Anzi, meglio: lo vogliono trombato, come si dice dei politici che perdono le elezioni.