Concorso esterno in associazione mafiosa: indagato l’ex Sindaco di Siderno Pietro Fuda, avrebbe agevolato il clan Commisso

Reggio Calabria Cronaca
Pietro Fuda

Concorso esterno in associazione mafiosa, è questa l’accusa contestata a Pietro Fuda, ex Sindaco di Siderno e, in passato, Presidente della Provincia di Reggio Calabria e Senatore della Repubblica. Secondo gli inquirenti il politico avrebbe contribuito ad agevolare la cosca Commisso, egemone a Siderno.

Fuda viene ritenuto come in collegamento con una struttura segreta di tipo massonico a sua volta collegata alla 'ndrangheta.

Candidato a Sindaco con l'appoggio della listaCentro Democratico” - che sempre secondo la tesi degli inquirenti sarebbe stata sostenuta dal clan locale, in particolare da Antonio Commisso - dopo l’elezione avrebbe dato iul suo apporto “scientemente” alla cosca, proprio in ragione dell’appoggio elettorale ricevuto.

I base a quanto riportato dagli investigatori della Questura di Reggio Calabria, Fuda avrebbe consentito alla organizzazione criminosa di assumere una posizione di influenza nel Consiglio Comunale di Siderno, promuovendo e consentendo la nomina a Presidente del Consiglio di Paolo Fragomeni, “legato da vincoli di parentela con la famiglia di 'ndrangheta dei Commisso” detti i “Quagghia”.

L’AIUTO ALLA “FAMIGLIA”

Inoltre, avrebbe agevolato gli interessi delle famiglie di ‘ndrangheta locali, “adeguandosi alle loro logiche spartitorie” nel campo dei lavori pubblici e di controllo del territorio, “condizionando le scelte dell'amministrazione” sull'eventuale modifica dell'area della zona industriale di Siderno, nella zona Pantanizzi.

Gli inquirenti sostengono poi che si sarebbe adoperato affinché una ditta aggiudicataria dei lavori per la realizzazione di opere di urbanizzazione secondaria e verde attrezzato a Siderno Superiore, nel quartiere "Cavone", per un importo complessivo pari a quasi 400 mila euro, si rifornisse del materiale necessario (le "pietre di Canolo") da un pregiudicato per associazione mafiosa.

L’ex sindaco avrebbe dunque agevolato gli interessi delle famiglie di 'ndrangheta, in particolare i Commisso e affiliati, provvedendo a destinare alla realizzazione di un canile i terreni confiscati a Carmelo Muià , assassinato a Siderno il 18 gennai 2018, (LEGGI), il tutto su proposta di un veterinario parente dio Muià, con il quale Fuda avrebbe concordato la destinazione in vista del futuro bando per la realizzazione del canile, ed al quale avrebbe promesso la sua intercessione presso l'ASL competente per il rilascio delle autorizzazioni necessarie.

Il primo cittadino sidernese avrebbe anche ritardato la notifica di un’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Reggio Calabria nei confronti di una ditta di Costruzioni, la cui titolarità risulta in capo ad una persona condannata per partecipazione in associazione mafiosa, tentata estorsione e turbata libertà degli incanti.

In particolare, Fuda avrebbe agito per consentire all’imprenditore di consegnare i lavori aggiudicati prima della comunicazione dell’interdittiva antimafia.

Quanto contestato dalla Direzione Distrettuale Antimafia a Pietro Fuda riguardano anche delle presunte “indebite pressioni” che avrebbe esercitato sul Responsabile dell'Ufficio Tecnico - del Settore Politiche del Territorio e Urbanistica, Attività Produttive, Demanio e Patrimonio del Comune di Siderno - affinché adottasse dei provvedimenti volti a prorogare le concessioni demaniali relative alla gestioni di chioschi sul litorale di Siderno, dichiarando sia pubblicamente, sia ai diretti interessati, come Domenico Cerisano (soggetto legato da vincoli di parentela con esponenti della cosca Figliomeni "Brigante" di Siderno), che queste proroghe potevano essere concesse.

Il che avrebbe contrastato con le direttive impartite dalla Regione Calabria e dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria e con la Legge Regionale di settore.

Inoltre, avrebbe esercitato delle pressione indebite anche sull’Avvocato dell’Ufficio Legale del Comune di Siderno e sul Responsabile dell'Ufficio Tecnico, affinché svolgessero le loro funzioni “in modo da assecondare le sue indicazioni e di non contrastarlo in occasione dell'adozione di decisioni amministrative funzionali al contributo da fornire all'associazione, giungendo persino ad indurre alle dimissioni il responsabile dell’Ufficio Tecnico”.

GLI ALTRI INDAGATI

Nell’ambito della stessa inchiesta sono indagati anche Giuseppe Figliomeni, Antonio Commisso detto "u' Bucatu", Cosimo Commisso e Domenico Cerisano, tutti destinatari dello stesso avviso di conclusione indagini preliminari.

Antonio e Cosimo Commisso e Figliomeni Giuseppe, dovranno rispondere di corruzione elettorale aggravata dal fine di aver agevolato la cosca Commisso: in vista delle elezioni comunali del 2015, di due Commisso avrebbero agevolato l’elezione di Giuseppe Figliomeni, candidato alla carica di Consigliere Comunale, in seguito alla conclusione di un “accordo in forza del quale il candidato, al fine di ottenere il sostegno elettorale dalla cosca Commisso, prometteva all’organizzazione utilità di vario tipo, consistenti nella disponibilità, una volta eletto, a soddisfare gli interessi dell'associazione mafiosa”.

Domenico Cerisano, invece, dovrà rispondere di minaccia a pubblico ufficiale aggravata dal metodo mafioso, per aver minacciato il responsabile dell'Ufficio Tecnico, per costringerlo a rinnovare in suo favore una concessione demaniale relativa alla gestione di un chiosco su un tratto di spiaggia.