L’europarlamentare Bettini parla del suo libro Agorà: “umanizzarci oltre la politica”

Cosenza Attualità

Se non conosci la storia, non puoi capire quando e dove qualcosa si è rotto all’interno del Partito. Non riusciremo mai a riprendere il cammino, se non andiamo a fondo affrontando le questioni del passato”.

Goffredo Bettini, europarlamentare del Pd, da sempre vicino a Nicola Zingaretti, ha presentato a Cosenza, al Salone degli Specchi della Provincia, il suo ultimo libro “Agorà – L’Ago della bilancia sei tu”.

Ad accoglierlo una sala gremita di persone che insieme all’autore hanno ripercorso le tappe della sinistra italiana.

Bettini, già all’età di 14 anni iscritto al Partito Comunista, innamorato di politica e cinema, uno dei fondatori della Festa internazionale del cinema di Roma, fa un’analisi di quello che è accaduto negli ultimi anni, dove lo smisurato, proiettato sulla società e sulla politica, “illude che tutto sia possibile”, è diventato modello di vita. Partendo dalla solitudine moderna e individuando nella crescita delle ingiustizie e della povertà le condizioni di uno sviluppo malato, l’autore tenta di indicare la via da seguire “dopo un fallimento senza precedenti”.

Un libro scritto dopo la sconfitta del 4 marzo. Ero molto arrabbiato. E dopo questa scoppola, ancora non abbiamo discusso sulle ragioni della sconfitta. Senza questo esame collettivo – ha spiegato Bettini - è difficile anche fare un’opposizione incalzante ed efficace contro l’attuale governo, che presenta contraddizioni, evidenti insufficienze culturali e una condotta avventuristica che può portate l’Italia al disastro. Il problema viene da lontano e sono due le date che ci devono far riflettere: il 1989 e il 1992. Abbiamo sottovalutato ciò che stava accadendo. Già negli anni Ottanta il quadro cambiò e si avviò un processo di restrizione della democrazia. Poi, a un certo punto, abbiamo fatto solo propaganda politica e se non la smettiamo non saremo in grado neanche di cogliere la crisi di questo governo”.

Un’analisi lucida, da molti definita spietata, come ha ammesso lo stesso autore. E insieme a Goffredo Bettini sono intervenuti il presidente della Provincia di Cosenza Franco Iacucci e il consigliere regionale Carlo Guccione.

A discutere delle varie tematiche del libro, dalla crisi della rappresentanza alla secessione delle élite, al problema della meritocrazia che “funziona oggi all’interno dei ceti privilegiati, e non ha più alcuna funzione di ascensore sociale”, alla “missione” Europa, Federica Pietramala (segreteria Flai-Cgil), Michele Leonetti (senatore accademico Unical), Francesco Scanni (dottorando di ricerca Unical), Giuseppe Terranova (Dems Calabria).

“Sento un inizio di tempo nuovo, lo avverto. Perché davvero ne hanno combinate troppe. E qui c’è qualcosa che va oltre la politica. Perché quando Salvini – ha detto Goffredo Bettini - decide di non tendere una mano alle 40 persone che vengono dal mare, la questione non è più su ha ragione o meno Minniti o quale politica bisogna fare, come combattere gli scafisti, come integrare le persone. Non parliamo di scelte politiche ma è mancanza di empatia, una spietatezza tale, una non considerazione della vita che segna qualcosa di molto più profondo. Siamo oltre la politica”.

E il Pd? “Noi non riusciamo più ad articolare un discorso, a capire il sentimento del tuo interlocutore, a porre problemi invece di ribadire questioni. Ho consigliato, ad esempio, a Zingaretti di tenersi lontano dalla politica urlata, di odio. Oggi c’è bisogno di “luoghi”.

Agorà – ha spiegato Bettini - è il tentativo di dire a questo partito che deve tornare a riunirsi dove ci sono iscritti e non iscritti, dove non si discute su quali correnti scegliere, ma finalmente le persone libere si confrontano e decidono quello che il gruppo dirigente deve mettere in campo. Dobbiamo parlare anche a un elettorato deluso. Nelle Agorà si decide sulla politica, sulle strategie che contano. Ed è l’occasione per abbandonare forme di rappresentanza che non stanno più in piedi. Bisogna tornare alle persone, al rapporto con l’altro – conclude Bettini.

La rete invece oggi deforma la realtà, tutto diventa lecito, viene fuori il peggio di te, insulti e non si prevedono No. Tutto ciò ci sta portando a un crollo antropologico che alla fine renderà l’uomo schiavo di ciò che ha creato”.