Incontro dell’Anassilaos sulla fondazione del Ppi

Reggio Calabria Attualità

Ricominciano gli incontri culturali dell’associazione Anassilaos che per martedì 8 gennaio alle 17.30 nello Spazio Open di Via Filippini ha deciso di organizzare un incontro dedicato alla fondazione del Partito Popolare Italiano, una forza politica “cattolica” – come sarà più tardi la Democrazia Cristiana – che non seppe, alla pari del Partito Socialista e di quello Comunista, opporsi con efficacia all’onda fascista e la cui azione politica sarà praticamente azzerata dai Patti Lateranensi del 1929 come avvenne, peraltro, in Germania, per il Partito del Kentrum dopo il concordato della Chiesa di Roma con il Governo Tedesco (1933).

Il 1919 è stato un anno denso di eventi per il nostro Paese, alcuni dei quali ne avrebbero poi condizionato la storia successiva: l’ apertura della conferenza di Pace a Parigi; la fondazione del Partito Popolare da parte di Don Luigi Sturzo, il cui primo congresso si terrà a Bologna nel successivo mese di giugno; la Fondazione in Milano a Piazza San Sepolcro dell’'Associazione nazionale dei Fasci Italiani di Combattimento guidata da Benito Mussolini, già esponente di spicco del Partito Socialista; la pubblicazione del primo numero de

L’Ordine Nuovo, settimanale fondato e diretto da Antonio Gramsci; la Fondazione della Società delle Nazioni, quale tentativo, invero non riuscito, di regolare pacificamente le controversie internazionali; l’impresa di Fiume del 12 settembre guidata dal poeta Gabriele D’Annunzio, fino ad allora conosciuto più per le sue stravaganze, che a capo di migliaia legionari occupò al motto di "O Fiume o morte" la città istriana di cui proclamò l'annessione all’Italia. Si tratta di fatti che a cento anni di distanza rivelano allo storico gravi di conseguenze. Tre anni dopo la fondazione i Fasci di Combattimento, rivisti e riadattati alla realtà italiana dal loro fondatore, conquistarono il potere che mantennero fino al 25 luglio del 1943.

La conferenza di pace di Parigi, d’altra parte, non riuscì a soddisfare le richieste italiane, così come concordate nel Patto di Londra del 1915, e offrì l’occasione di parlare di “Vittoria mutilata”, un concetto ripreso ampiamente dal Fascismo. L’impresa di Fiume dimostrò infine la debolezza dello stato liberale che non seppe opporsi al colpo di mano di circa duemilacinquecento “legionari” offrendo al futuro Duce molti motivi per riflettere.