Apre i battenti la XVI edizione del “Tarantella Power” nel centro storico di Tiriolo

Catanzaro Tempo Libero

Apre i battenti con l’inaugurazione della mostra “Gli strumenti musicali nella tradizione popolare calabrese” l’edizione numero XVI del “Tarantella Power”, festival tematico sulla danza e la musica tradizionale calabrese creato e diretto dall’associazione Arpa.

L’evento – cofinanziato dalla Regione Calabria con i fondi destinati agli eventi culturali è affidato alla direzione artistica dell’Arpa, che fa parte dell’associazione temporanea di scopo costituita assieme al Comune di Tiriolo, guidato dal sindaco Domenico Greco – è diventato nel corso degli anni e nel susseguirsi delle edizioni un riferimento culturale nel recupero delle radici e dell’identità nella direzione della conservazione della memoria, da tramandare con linguaggi innovativi e multidisciplinari. Il coordinamento e organizzazione del festival sono affidati ai musicisti Danilo Gatto e Antonio Critelli. Una manifestazione fortemente voluta nel suggestivo borgo di Tiriolo dall’amministrazione Greco che crede nell’intreccio di musica e danza come strumento di valorizzazione delle risorse e delle vocazioni del territorio sotto il profilo storico, archeologico, enogastronomico e artigianale.

Nella suggestiva Chiesa Scala Coeli la mostra “Gli strumenti musicali nella tradizione popolare calabrese” rimarrà aperta ogni giorno dalle 17 alle 20. Si tratta di un viaggio nella storia e nella cultura della Calabria attraverso gli strumenti musicali. Qui si è espressa una musica ed una poesia a tratti originali che hanno accompagnato per generazioni la vita delle popolazioni, dando voce agli stati d’animo individuali più profondi. Questi strumenti sono giunti fino a noi grazie alla cura e alla costanza con cui i contadini e i pastori in primo luogo, li hanno costruiti, adoperati, perfezionati, tramandati. In ogni strumento c’è un corredo di sapienza, di abilità costruttiva, di tecnica esecutiva, di conoscenza musicale che è in parte documentata in questa mostra, che ha radici antiche ma vive solo nella pratica del suono, del canto e della danza.

Dopo l’inaugurazione della mostra, il primo appuntamento dell’intrattenimento pomeridiano si è svolto nella sala convegni del Museo archeologico dove il maestro Sasà Megna e lo straordinario Antonio Conidi, appena sedici anni da Crotone, hanno regalato un susseguirsi di strine e canti natalizi, una melodia di festa e nostalgica costruita con i tamburelli, la chitarra battente, la fisarmonica.

Nel Crotonese il maestro cantore, ‘u cantaturu, era un personaggio importante per la comunità, rappresentava la sua memoria, la saggezza tramandata nei canti e sempre disponibile all’occorrenza, quando una chitarra battente, strumento elettivo del cantare, la riprendeva dalla biblioteca mentale del suonatore. E l’arte del cantare veniva insegnata, illustrata, e quindi appresa, nella frequentazione “da bottega” tra il maestro e l’allievo, frequentazione continuata, interessata, attiva, che selezionava spontaneamente i suoi discepoli.

Salvatore Megna ha svolto questo apprendistato ed è perciò, oggi, un autentico mastru cantaturi, con in più l’esperienza e la sensibilità tutta contemporanea di chi ha sempre avuto curiosità per le musiche del suo tempo, da qualunque parte del mondo provenissero e con qualunque strumento fossero suonate.

Ad aprire le danze nella prima serata della XVI edizione, in piazza Sant’Angelo, gli Skunchiuruti Band. Arrivano dall’Aspromonte meridionale, dal piccolo villaggio di Cataforio, anzi, Cataforio de Janeiro, come lo chiamano loro. “É uno dei paesi che si affacciano sulla valle del Sant’Agata, meno di quattrocento anime, una tribù, eppure ha una particolarità: in questo posto il suono non si è mai spento, non è mai morto. Si suona da sempre, si suona insieme, ed è un suono vivo, vitale, presente – spiegano -. Perchè da noi non si chiama musica, da noi si chiama suono ‘U son'a ballu’! A cataforio molti suonano, e chi non suona, balla, e noi Skunchiuruti siamo cresciuti facendo ballare la nostra tribù. “Siamo otto elementi con strumenti della tradizione popolare, chitarra battente, lira, organetto, zampogna, tamburello”, si presentano. Con un repertorio di suonate a ballo, di canti tradizionali, passando per la canzone " folk da bancarella", una “Tubbiana” (cassa, tamburo e piatti) dai ritmi travolgenti che accompagna il tutto.