Processo Scajola, ex ministro e Rizzo avrebbero agevolato associazione segreta

Reggio Calabria Cronaca

Avrebbero “agevolato un’associazione segreta” collegata alla 'ndrangheta da un “rapporto di interrelazione biunivoca, destinata ad estendere le potenzialità operative del sodalizio di tipo mafioso in campo nazionale ed internazionale”.

Con quest’accusa le posizioni dell’attuale sindaco di Imperia, Claudio Scajola, e di Chiara Rizzo, ex moglie di Amedeo Matacena, già parlamentare di Forza Italia ed oggi latitante a Dubai, si sono aggravate.

Il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, ha infatti depositato un’ordinanza in Tribunale con cui riqualifica il capo d’imputazione contestato all’ex Ministro dell’Interno e alla Rizzo, ai quali veniva contestato il reato di procurata inosservanza della pena per avere favorito la fuga di Matacena.

Per gli inquirenti, i due imputati avrebbero agevolato delle condotte delittuose diversificate nell’ambito delle quali va inserita l’attività di interferenza svolta da Vincenzo Speziali (l'imprenditore italiano residente in Libano, ndr) su funzioni sovrane, quali la potestà di concedere l’estradizione, in capo alle rappresentanze politiche della Repubblica del Libano”.

Il tutto, secondo i magistrati, per proteggerela perdurante latitanza del Matacena, già condannato in via definitiva quale concorrente esterno della 'ndrangheta reggina, per il rilevantissimo ruolo politico ed imprenditoriale svolto a favore della predetta nell’ambito di una più vasta operazione avente ad oggetto anche la programmata ed in parte eseguita latitanza all’estero di Marcello Dell’Utri”.

Per Lombardo, Scajola e Rizzo avrebbero dunque lavorato per mantenere inalterata la piena operatività del Matacena e della galassia imprenditoriale a lui riferibile, costituita da molteplici soggetti giuridici a lui riconducibili fornendo quello che definisce come “un costante e qualificato contributo a favore del complesso sistema criminale, politico ed economico” collegato alla ‘ndrangheta.

‘Ndrangheta che, sempre secondo gli inquirenti, sarebbe stata interessata a mantenere inalterata lapiena operatività di soggetti chiave” come Matacena e Dell’Utri, e riservata “la vera natura delle relazioni politiche, istituzionali ed imprenditoriali garantite dai predetti a livello regionale, nazionale e internazionale”.

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