Scommesse on line: un business da 4,5 miliardi in mano alle mafie calabresi, siciliane e pugliesi

Reggio Calabria Cronaca

Oltre quattro miliardi e mezzo di euro: è questo il volume delle scommesse on line su cui avrebbero messo le mani le organizzazioni criminali calabresi, pugliesi e siciliane.

Un imponente giro di denaro su cui hanno indagato ben tre Procure, quelle di Reggio Calabria, Bari e Catania, appunto, che sotto il coordinamento della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo stamani hanno fatto scattare una settantina di arresti, 68 in particolare (50 già eseguiti), una ottantina di perquisizioni e il sequestro di beni del valore di oltre un miliardo di euro, sia in Italia che all'estero.

La tesi è che le organizzazioni mafiose si siano dunque spartite il mercato della raccolta illecita delle scommesse online. Tra gli indagati nella maxi operazione - che ha visto impegnati uomini della Direzione investigativa antimafia, Guardia di finanza, Polizia di Stato, Carabinieri - risultano infatti importanti esponenti della criminalità delle tre regioni del sud, ma anche imprenditori e presunti prestanome.

I reati contestati sono riconducibili all’associazione mafiosa, al trasferimento fraudolento di valori, al riciclaggio e autoriciclaggio, all’illecita raccolta di scommesse ed alla sottrazione fraudolenta ai prelievi fiscali dei guadagni.

Secondo gli inquirenti il lucrosissimo mercato della raccolta di scommesse su eventi sportivi e non, sarebbe stato spartito tra i tre gruppi criminali “con modalità mafiose”, sfruttando diverse piattaforme online gestite dalle stesse associazioni.

I guadagni, che sono stati monitorati dalle fiamme gialle, sarebbero stati poi reinvestiti in patrimoni immobiliari e posizioni finanziarie all’estero che venivano intestati a persone, fondazioni e società: il tutto schermato grazie a dei prestanome di comodo.

Gli investigatori stanno sequestrando proprio questi di beni, come dicevamo sia nel nostro Paese che all’estero. La Guartdia di finanza, in tal senso, sta infatti collaborando nell’esecuzione dei provvedimenti con le autorità giudiziarie di Austria, Svizzera, Regno Unito, Isola di Man, Paesi Bassi, Curacao, Serbia, Albania, Spagna e Malta, oltre che con l’Unità di cooperazione Eurojust.

Gli interessi della cosche di 'ndrangheta nel settore delle scommesse online clandestine erano già emersi nel luglio 2015, con l'operazione "Gambling", condotta da tutte le forze di polizia sotto il coordinamento dell'allora procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho. La Dda reggina aveva ordinato 41 arresti, ipotizzando che la 'ndrangheta, avvalendosi di società estere di diritto maltese, esercitasse abusivamente l’attività del gioco e delle scommesse sull'intero territorio nazionale, riciclando ingenti proventi illeciti.

E la figura sarebbe stata Mario Gennaro, titolare effettivo di circuiti di gioco, che successivamente è diventato collaboratore di giustizia. In pratica, il sistema illecito permetteva ai clienti di giocare sulle piattaforme online senza avere un proprio conto, ma pagando in contanti. Una pratica vietata, che permetteva alla 'ndrangheta di incassare lauti guadagni e di frodare il fisco, integrando una vera e propria "intermediazione" illecita tra il "bookmaker" e il cliente, configurando gli estremi dell'esercizio abusivo di raccolta delle scommesse

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