Si nascondeva in una dépendance con moglie e figlia, catturato il latitante Pietro Raso

Reggio Calabria Cronaca
Pietro Raso

È finita dopo quattro mesi la latitanza di Pietro Raso, 29enne ritenuto elemento di rilievo dei Cacciola-Grasso, cosca di ‘ndrangheta radicata nella Piana di Gioia Tauro e riconducibile alla cosiddetta “società” di Rosarno del mandamento tirrenico della provincia reggina.

Il ricercato è stato rintracciato e catturato stamani in contrada Petrulli di Sant’Eufemia d’Aspromonte, dai Carabinieri del Gruppo di Gioia Tauro insieme allo Squadrone Cacciatori Calabria di Vibo Valentia.

Raso era latitante dal 9 luglio scorso, quando si era sottratto ad un fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia - diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri - che lo accusa di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, porto e detenzione di armi (comuni e da guerra).

Le indagini condotte dai militari gioiesi, sotto il coordinamento dell’Aggiunto Gaetano Calogero Paci e del Sostituto Adriana Sciglio, avrebbero portato ad accertare che il 29enne abbia assunto “un ruolo assolutamente centrale” nelle dinamiche criminali della cosca “Cacciola-Grasso”, nella quale sarebbe stato uno tra gli affiliati più affidabili e fedeli, e per conto della quale avrebbe custoditi armi e curato la gestione dei carichi di cocaina importati dal Sudamerica.

Alla sua cattura si è arrivati grazie ad un’ininterrotta attività info-investigativa avviata all’indomani dell’operazione “Ares”, che il 9 luglio scorso ha portato al fermo di 32 persone (LEGGI), ritenute elementi di spicco dei clan Cacciola e Cacciola-Grasso, entrambi attivi a Rosarno.

Il 2 agosto successivo, poi, venne eseguita un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tutti i convolti ed a cui si aggiunsero altre sette persone (LEGGI).

Le ricerche di Raso sono partite avviate subito dopo l’operazione arrivando ad individuare una dépendance di pertinenza di una struttura ricettiva, in contrada Petrulli di Sant’Eufemia d’Aspromonte, appunto, e che gli investigatori hanno ritenuto potesse essere il suo rifugio.

Il locale è stato così tenuto sotto osservazione per lungo tempo e nella mattinata di oggi è scattata l’irruzione. Il latitante è stato sorpreso all’interno insieme alla moglie e alla figlia di pochi anni di età.

Alla vista dei militari il 29enne non ha opposto resistenza. Durante la perquisizione del rifugio sono stati ritrovati numerosi viveri di conforto necessari per proseguire nel darsi alla macchio. Dopo l’arresto Raso è stato accompagnato nella Casa Circondariale di Reggio Calabria-San Pietro.