Truffa a Palmi, le Sigle non ci stanno e si difendono. Cgil: “il sindacato è un’altra cosa”

Reggio Calabria Cronaca

La Cgil della Piana di Gioia Tauro e di Reggio Calabria-Locri hanno voluto complimentarsi con la magistratura e le forze dell’ordine, che hanno scoperto a Palmi una presunta truffa da quasi cinque milioni di euro, definendola come il “prodotto del business di falsi sindacati e Caf” che - secondo gli inquirenti - avrebbero utilizzato il denaro dedicato alle attività sociali per finanziare spese personali e attività commerciali (LEGGI LA NOTIZIA).

Nel contempo, però, le Sigle vogliono difendere l’operato dei Sindacati “puliti”, per non ingenerare falsi pregiudizi sugli stessi o, peggio, rischiare di esser confusi o con quelle che bollano come “azioni criminali” di “inqualificabili faccendieri che hanno sfruttato lo stato di bisogno di centinaia di onesti cittadini, mascherandosi dietro una sigla sindacale per fini disonesti, possono finire per danneggiare inevitabilmente l’immagine di tutti i sindacati.”

La Segretaria Generale della Cgil della Piana, Celeste Logiacco, ed il collega della Cgil di Reggio Calabria-Locri, Gregorio Pititto proprio per questo hanno sentito la forte necessità di sottolineare come il sindacato sia tutt’altra cosa: “è un impegno costante – affermano - a favore di chi ha un lavoro, di chi lo perde e di chi lo cerca, di chi vive nel disagio e di chi combatte per migliorare le proprie condizioni di vita con la suprema finalità di raggiungere un progresso sociale complessivo.”

Per Logiacco e Pititto, le organizzazioni, al pari dei partiti e delle istituzioni in genere “sono vittime di un fenomeno diffuso di sfiducia perché – sostengono - stiamo assistendo ad un processo di disintermediazione generale senza precedenti, che non risparmia nessuno”.

“La disintermediazione – spiegano i due dirigenti sindacali - è una specie di tossina per una società come la nostra, che rompe legami già flebili, spezza ponti e isola le istituzioni nella vuota astrattezza politica, accentuando la crisi sociale; mentre invece tornare alla “mediazione sociale” significherebbe ramificare le comunità, puntare sulla rete associativa, sulla collettività che si organizza civicamente, territorialmente, socialmente.”

Si tratta, questo, di un obiettivo primario della Cgil che si dice dunque consapevole del fatto che la credibilità di una organizzazione “si misuri anche attraverso dei sistemi seri di certificazione delle iscrizioni, da affidare rigorosamente ad enti terzi”.

Una che il sindacato dice di voler portare avanti e sulla quale non intende arretrate “convinti che – concludono Logiacco e Pititto - un alto livello di trasparenza non possa che accrescere la credibilità (e l’affezione) verso i sindacati e la loro azione sociale.”