Rende (Pd),120 posti al nido per 64mila abitanti: “amministrazione miope”

Cosenza Attualità
Bianca Rende

“Sugli asili nido numeri – quelli che Bianca Rende, consigliera comunale Dem definisce come frutto di un’amministrazione miope e poco attenta delle politiche per la prima infanzia che mantengono Cosenza a posizioni in classifica da terzo mondo e comprimono la dotazione occupazionale nelle strutture interessate. Sono solo 129 i posti per una città di circa 67mila abitanti”.

“E’ paradossale, in questo quadro, - incalza la consigliera Rende - che il bando proposto dal Comune di Cosenza per il prossimo anno scolastico, predisponga livelli di servizio ancora più insufficienti rispetto a quelli degli anni precedenti. Altro elemento critico – riprende - è relativo al costo, assolutamente elevato della retta per l’iscrizione dal momento che le famiglie che rientrano nel cosiddetto “ceto medio” arrivano a pagare anche 250 euro al mese per mezza giornata e più di 300 euro per l’intera giornata, per compensare le esenzioni. Ma sono questi costi che una giovane famiglia, con tutte le altre spese, può sostenere”?- si chiede allibita.

E prosegue la riflessione secondo la quale “di fronte a queste cifre è chiaro che il sistema pubblico è poco competitivo con quello privato e le strutture pubbliche finiscono per essere scelte prioritariamente dagli esenti o dalle classi di reddito più basse. Così facendo, i progetti di inclusione e le politiche di integrazione, rischiano di rimanere fuori dalle aule. Il problema, si dice, sono sempre le risorse (per i servizi essenziali). Ma quali iniziative sta perseguendo l’amministrazione comunale di Cosenza per ottenere il riparto dei fondi previsti dal decreto legislativo 13 aprile 2017, n° 65, attuativo della legge 107/2015”?

“In base ad esso, i servizi educativi per l'infanzia – denota - sono gestiti dagli enti locali in forma diretta, in convenzione con soggetti o enti privati. Tra le principali previsioni del decreto, vi sono l’abbassamento dei costi a carico delle famiglie e la maggior diffusione di nidi pubblici e privati sul territorio. Infatti, per il primo anno di attuazione sono stati già stanziati 209 milioni (saranno 239 milioni a regime), i cui criteri di riparto hanno avuto il via libera in Conferenza Unificata nel novembre scorso e saranno assegnati agli Enti Locali. Il Miur provvederà all'erogazione delle risorse del Fondo direttamente ai Comuni, previa apposita programmazione regionale. Nell'ambito della programmazione regionale, sarà riconosciuta priorità per i Comuni privi o carenti di scuole dell’infanzia statale”.

"Un decreto legislativo – il n° 65, - che in pratica, e per la prima volta – continua l’esponente del Pd - viene presa in seria considerazione la possibilità di integrare e uniformare gli interventi normativi per la fascia dell’istruzione definita «non obbligatoria e considerata anche dalla legislazione fascia di servizio a domanda individuale. Il profilo «sociale» ed istituzionale del decreto legislativo n.65 parte dal presupposto – asserisce ancora - che una rete estesa di strutture educative per l’infanzia sia garanzia di coesione sociale e di supporto alle famiglie, con la convinzione che in questa fascia di età si sondino le potenzialità di ogni bambino, si possano contrastare condizionamenti sociali e culturali negativi, le vecchie e nuove forme di povertà”.

Si parte dal presupposto che “la scuola, a livello antropologico e sociologico, è la più efficiente palestra dell'integrazione inclusiva e della preparazione alla vita. Il nido, invece, rappresenta un diritto all'educazione. Che, deve essere garantita. A tutti. Ancora una volta, l’amministrazione comunale, dimostra di non interessarsi alle reali bisogni delle famiglie e di non raccogliere i suggerimenti formulati dalle competenti commissioni consiliari e dai consiglieri della città. Ancora una volta, - conclude Bianca Rende - le condizioni di difficoltà economica in cui versano centinaia di famiglie cosentine passano in secondo piano”.

“Di qui la proposta: “perché non aumentare il numero dei posti disponibili e calmierare le rette, visto che il decreto prevede l’attivazione di nuovi poli, ad esempio riattivando strutture già esistenti e tristemente abbandonate come la scuola “Rita Pisani” di Serra Spiga?”