Pistoia. Smantellata associazione a delinquere, legami con la ‘ndrangheta

Calabria Cronaca

Sono scattate all’alba di questa mattina due vaste operazioni dei carabinieri di Pistoia e del comando Provinciale della Guardia di Finanza che hanno portato al fermo di 27 persone domiciliate tra Pistoia, Firenze, Pescia, Massa e Cozzile, Montecatini Terme, Massarosa, Gioia Tauro, Lamezia Terme, Pieve a Nievole, Quarrata, Scandicci, Capannori, Olbia e Vicopisano.

I coinvolti sono indagati a vario titolo per associazione per delinquere finalizzata all’intestazione fittizia di beni, auto-riciclaggio, bancarotta fraudolenta, usura, estorsione, assunzioni fittizie finalizzate alle truffe in danno dello Stato, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, evasione d’imposta e false fatturazioni.

Due dei destinatari delle misure, scattate nell’ambito della doppia operazione, denominata rispettivamente “Amici nostri” e “Pluribus”, sono stati trasferiti in carcere, venticinque sono invece finiti ai domiciliari e uno è stato sottoposto all’obbligo di dimora.

Ventitré dei provvedimento sono stati eseguiti dai militari dell’Arma nell’ambito di entrambi i procedimenti e cinque dal personale delle fiamme gialle (nell’ambito dell’indagine “Amici Nostri”).

Effettuate anche 41 perquisizioni locali e domiciliari, finalizzate alla ricerca di materiale informatico e cartaceo idoneo a corroborare ulteriormente le ipotesi accusatorie.

LE INDAGINI, I COMMERCIALISTI E GLI IMPRENDITORI

Iniziate con due distinte indagini le investigazioni sono poi confluite in un unico procedimento penale, nel cui ambito hanno operato contemporaneamente sia il Nucleo Investigativo del Reparto Operativo Carabinieri che il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Pistoia: alla fine sono scattate le denunce per ben 163 persone in totale.

I carabinieri hanno avviato le indagini nell’aprile del 2015, concentrando la loro attenzione sull’operato di alcuni commercialisti della provincia di Pistoia e imprenditori a loro collegati, mentre le Fiamme Gialle, dal gennaio dello scorso di anno, anche sulla scorta di spunti investigativi acquisiti, hanno svolto degli accertamenti economico-finanziari sul loro conto.

Nel corso dell’operazione è stato eseguito il sequestro preventivo ai fini della confisca di otto aziende, con sedi nei Comuni di Pistoia, Buggiano e Montelupo Fiorentino, operanti nei settori della ristorazione, movimento terra, edilizia, vendita di tabacchi; sigilli anche a beni immobili e mobili registrati e conti correnti e depositi bancari e postali per un ammontare complessivo di circa 36 milioni di euro.

IL DANNO A STATO E CREDITORI DA OLTRE 50 MILIONI

Le indagini congiunte avrebbero consentito di individuare “un’associazione” composta da imprenditori di vari settori economici, organizzata anche con l’aiuto dei commercialisti.

La “struttura”, per agevolare alcuni clienti, anche loro imprenditori del pistoiese, si sarebbe adoperava per commettere dei reati di bancarotta fraudolenta, evasione fiscale ed elusione fiscale, ma anche l’impiego illecito di capitali, trasferiti anche all’estero (circa 20 milioni di euro).

I fatti contestati sarebbe durati per almeno dieci anni, arrecando un danno complessivo nei confronti dei creditori terzi e dell’Erario stimato in oltre 50 milioni di Euro.

Gli inquirenti sostengono che le imprese coinvolte siano state fraudolentemente “svuotate” delle risorse aziendali, attraverso il depauperamento dell’attivo, determinandone l’insolvenza ed, in alcuni casi, anche il fallimento.

Inoltre si sarebbe scoperto come le somme “distratte” fossero riciclate in nuove realtà imprenditoriali che, di fatto, subentravano alle fallite e insolventi proseguendone l’attività, anche attraverso dei “prestanome”.

Alcune persone sono accusati di aver trasferito fittiziamente a delle cosiddette “teste di legno” beni che sarebbero rimasti nella loro effettiva disponibilità. Un modo che, con la “consulenza” dei professionisti contabili, facesse trarre il maggior vantaggio economico e che avrebbe previsto anche delle tecniche di riciclaggio e di auto-riciclaggio.

IL “SISTEMA” DELLE LE FALSE ASSUNZIONI

I presunti appartenenti all’organizzazione smantellata con il filone d’indagine “Pluribus” avrebbero commesso numerose truffe, utilizzando aziende facenti capo alla consorteria, e di fatto già svuotate di risorse economiche.

Si sarebbero poi assunte falsamente delle persone con l’obiettivo di favorire la permanenza in Italia di extracomunitari (che potevano così ottenere il permesso di soggiorno) ma anche di far ottenere le indennità di disoccupazione (la NASPI) non dovute o permettere di ottenere del credito potendo esibire delle false buste paga.

Inoltre avrebbe consentito di far ottenere benefici di legge, come le misure alternative alla detenzione, a individui che diversamente non avrebbero potuto ottenerli.

È stata accertata, inoltre, un’attività di usura, qualche volta anche nei confronti degli stessi “soci”, ai quali sarebbero state estorte le somme prestate. Nell’inchiesta sono coinvolte anche numerose persone vicine alla criminalità organizzata.