Si vedevano “per una birretta” e inondavano di droga il lametino

Catanzaro Cronaca

“Ci vediamo per una birretta…”: una frase apparentemente innocua, detta magari tra amici, ma in realtà l’appuntamento era per tutt’altro. Insomma, era una parola d’ordine al suono della quale, quasi ogni giorno, un gruppetto si incontrava per gestire i propri traffici. Poi iniziava la giornata di “lavoro” con decine di vendite concordate telefonicamente con gli acquirenti da incontrare per le vie della città.


Una piazza di spaccio divenuta punto di riferimento per tutto il comprensorio lametino. Questa hanno scoperto gli inquirenti che stamani hanno fatto scattare le manette ai polsi di otto persone: per due si sono spalancate le porte del carcere e per gli altri quelle dei domiciliari (LEGGI).

L’operazione - che ha portato oggi a disarticolare la presunta organizzazione - è stata battezzata “Zona Franca”. Gli investigatori dell’Arma ci stavano lavorando da un anno, dal maggio dell’anno scorso, e l’hanno conclusa questo gennaio.

Intercettazioni, riascolti, appostamenti e riscontri minuziosi che hanno permesso di documentare gli appuntamenti (la “birretta”) in cui si parlava di droga, di prezzi, di dosi.

I RUOLI DEGLI ARRESTATI

Un business, insomma, che riforniva decine di tossicodipendenti di marijuana e cocaina; ed una struttura, secondo gli investigatori, organizzata nei minimi dettagli e con ruoli ben definiti.

Ad esempio quello di Mario Gigliotti, detto “Faina”, che si sarebbe occupato sia delle singole cessioni che di distribuire quantitativi maggiori di droga che venivano poi smerciati dai suoi presunti complici. Poi Oguz Guzel e Pierfrancesco Nicotera, che si sarebbero occupati della marijuana e Giancarlo Mascaro e Luigi Gigliotti, invece, della cocaina.

L’indagine avrebbe poi delineato un quadro definito “ancor più allarmante” che sarebbe confermato dalla disponibilità da parte degli indagati di armi da fuoco, degne di una organizzazione criminale di rispetto.

IL LIBRO MASTRO E LA BOMBA PER I CARABINIERI

A casa di un altro soggetto, Naiden Fiorenza, è stato poi ritrovato un vero e proprio libro mastro sul quale erano riportati decine di nomi di collaboratori e conti dei traffici.

Fiorenza – sostengono ancora i militari - sentendosi alle corde, avrebbe cercato di evitare la continua pressione dei Carabinieri di Pianopoli, che ne stava per smascherare le attività, incaricando il suo “braccio destro”, Ottavio Stranieri, di far esplodere un ordigno rudimentale nei pressi della caserma locale, come avvertimento.

Poi l’uomo era sparito ma rientrato a Pianopoli venne arrestato per la detenzione di un fucile clandestino con il quale era sceso in strada sparando all’impazzata per intimidire un suo zio, con cui aveva avuto dei constrati (LEGGI).

Anche Stranieri finì in carcere per la bomba, tradito dalle immagini della videosorveglianza, minuziosamente analizzate dai militari (LEGGI).

Ed è proprio in carcere che sai sarebbe delineano in modo ancor più particolareggiato gli intenti criminali e la personalità dei soggetti. Dettagli sul posizionamento della bomba, sul possesso di altre armi e anche sulla pianificazione di un omicidio per il quale era stata rubata una moto, poi fortunatamente ritrovata dai Carabinieri.

I LEGAMI COI GIAMPÀ

Nel corso dell’operazione di oggi, insieme ai colleghi del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, si sta eseguendo anche un sequestro preventivo di un’attività commerciale che sarebbe riconducibile a pregiudicati ritenuti contigui alla cosca di ‘ndrangheta dei Giampà, attiva nella piana.

Si tratta di una autocarrozzeria, la New All Car, di Lamezia Terme. La tesi è che fratelli Luigi, Luciano e Franco Trovato (con numerosi precedenti per traffico di stupefacenti, ricettazione, riciclaggio, rapina ed usura commessi in concorso ad altri) avrebbero intestato fittiziamente l’attività ad altri (emersi nel corso delle indagini) continuando, di fatto, a mantenerne la disponibilità e la gestione.

Gli approfondimenti patrimoniali eseguiti dalle fiamme gialle sono stati poi integrati dal contenuto delle conversazioni captate nel corso delle indagini nelle quali i Trovato apparirebbero “come i veri e propri datori di lavoro ai quali dover far capo”.

IL SEQUESTRO DELL’AUTOFFICINA

Le indagini hanno preso le mosse dallo sviluppo di un’altra attività eseguita nell’ambito di accertamenti finalizzati all’aggressione patrimoniale. Al termine delle investigazioni, infatti, sul conto di due dei Trovato, Franco e Luciano, il Tribunale di Catanzaro ha disposto il sequestro, tra l’altro, del 66% delle quote sociali della “All Car Srl”, intestate rispettivamente alla moglie di Franco, Annamaria Guzzo, e a Luciano.

La gestione dell’azienda è stata demandata agli amministratori giudiziari nominati dal Tribunale; sono rimaste libere dal sequestro, invece, le quote societarie di Monica Cimino (moglie dell’altro fratello, Luigi e pari al 34% del capitale).

La società, tra l’altro, già in precedenza era stata sequestrata dalle Fiamme Gialle lametine (LEGGI) anche sul piano penale nell’ambito di una operazione condotta nel luglio 2013 dalla Dda di Catanzaro nei confronti di boss e affiliati alla potente famiglia di ‘ndrangheta della zona (LEGGI).

Negli accertamenti economico-patrimoniali svolti successivamente dal Gico di Catanzaro sul conto dell’altro fratello, Luigi, ed in particolare dall’analisi della situazione societaria della moglie, Monica Cimino, sarebbe emersa che quest’ultima, si presume per evitare le misure di prevenzione, avrebbe costituito una nuova società denominata “New All Car Srl”.

La Cimino, in sostanza, secondo gli investigatori avrebbe avviato la nuova impresa utilizzando lo stesso complesso aziendale della All Car srl. La New All Car, pertanto, sarebbe una derivazione, un reimpiego e una prosecuzione della precedente attività.

Ditta che con gli stessi mezzi e lo stesso compendio, presso la stessa sede di esercizio, stava continuando ad operare con una nuova denominazione, tra l’altro, molto simile alla precedente (era stato aggiunto il termine inglese new proprio per intendere “nuova”).

Tutti e tre i fratelli Trovato, insieme alla Cimino, sono stati iscritti nel registro degli indagati per il reato di trasferimento fraudolento di valori, mentre la società è stata proposta per il sequestro. Nello specifico il complesso dei beni è stimato valga intorno ai 350 mila Euro.