Lavoro: troppi infortuni nel reggino. Cgil chiede collaborazione a Falcomatà

Reggio Calabria Attualità

La Cgil di Reggio Calabria – Locri è scossa dai dati emersi dall'analisi sul grado di menomazione causato dagli infortuni sul lavoro negli ultimi 5 anni, effettuata dall'Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro in occasione della XV Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, resa pubblica la scorsa settimana.

Reggio Calabria, la città col più basso tasso di occupazione d'Italia (pari al 37,1 per cento), è classisificata al quinto posto per percentuale di infortuni che hanno procurato un danno biologico superiore al 15 per cento o la morte ed è fra i sei territori di area vasta in cui il rischio di danno permanente o mortale supera di tre volte la media nazionale (1,1 per cento) e di oltre due volte la media meridionale (1,5 per cento), essendo pari al 3,6 per cento.

"Si tratta di numeri impietosidichiara il segretario generale della Cgil Reggio Calabria – Locri, Gregorio Pititto - che testimoniano che a Reggio si vive un'emergenza nell'emergenza: ossia i pochi che possano vantare un'occupazione, rischiano molto più che nel resto del Paese di subire un infortunio o di morire di lavoro".

Gli infortuni possono produrre danni più o meno permanenti e vengono classificati dall’Istituto assicurativo nazionale in 6 classi a seconda del grado di menomazione. A partire da un danno biologico del 16 per cento si entra in classi di gravità molto serie, quelle che compromettono la capacità lavorativa fino ad annullarla completamente. Quando il danno biologico supera il 26 per cento si hanno menomazioni che danneggiano in modo definitivo e non recuperabile le funzionalità del soggetto leso. Infatti la compromissione si estende, non solo alla capacità lavorativa, ma anche alle capacità relazionali, sociali e di vita autonoma dell’interessato.

"La realtà del territorio reggino è certamente peggiore di quella già grave che emerge dai dati dell'Osservatorio dei Consulenti del Lavoro perché si basa sugli infortuni comunicati dall'Inail – precisa Pititto –, che ovviamente non computano gli incidenti subiti dai lavoratori irregolari. A questo proposito è utile ricordare che in Calabria insiste un 9,9 per cento di lavoratori non dichiarati, privi di tutele previdenziali, assistenziali e contributive. Tutto ciò mentre a livello nazionale si registra un record di morti sul lavoro: ben 212 vittime dall'inizio dell'anno. E' urgente una strategia nazionale contro le morti e gli infortuni sul lavoro, contro il nuovo sfruttamento, affinché si chiarisca che non è eticamente accettabile risparmiare sui costi della sicurezza. Ma accanto a questa - conclude il segretario – deve emergere una collettiva responsabilita' dell'agire per affermare il diritto alla salute e alla sicurezza e costruire un Paese migliore partendo da ciascun territorio. A questo proposito chiedo la disponibilità e la collaborazione di Giuseppe Falcomatà a discutere al più presto dei dati allarmanti che riguardano la Città Metropolitana per progettare interventi congiunti, fiducioso del fatto che il sindaco attribuirà al tema della prevenzione, della salute e della sicurezza sul lavoro la priorità che merita".