Truffa alla 488 e infiltrazioni mafiose nelle aziende del porto: colpo ai beni dei clan gioiesi

Reggio Calabria Cronaca

Avrebbe ottenuto indebitamente dei contributi previsti dalla legge 488/1992, per poco più di 1,2 milioni di euro, per realizzare uno stabilimento industriale nei pressi del porto di Gioia Tauro.

Dopo la sentenza di condanna da parte del tribunale di Palmi, così, è scattata oggi la confisca per equivalente per un’azienda locale, “Il Corriere Group Srl”.

Il provvedimento è l’epilogo di un’indagine - a suo tempo coordinata dalla stessa Procura e sviluppata nell’ambito dell’azione di contrasto della Guardia di Finanza ai fenomeni delle frodi a danno del bilancio pubblico e delle infiltrazioni mafiose nelle imprese che si erano insediate nella zona del porto.

Allora si era individuato un presunto gruppo criminale che avrebbe effettuato una truffa aggravata per ottenere le erogazioni pubbliche, ma anche accusato di bancarotta fraudolenta, frode fiscale continuata - messa in atto anche con un “vorticoso giro” di fatture per operazioni inesistenti - e di riciclaggio dei proventi derivati dall’attività illecita.

Un gruppo che fu bloccato nel corso dell’operazione “Corriere” che, nel febbraio del 2014, coinvolse una ventina di persone raggiunte da una serie di misure cautelari personali e patrimoniali disposte dal Gip Fulfio Accurso (LEGGI).

LE TANGENTI ALLA MEDCENTER

Le indagini avevano permesso di scoprire, tra l'altro, che “socio occulto” della “Il Corriere Group” sarebbe stato Domenico Pepè, detto “Mimmo”, considerato affiliato di rilievo delle cosche Piromalli-Pesce di Gioia Tauro e di Rosarno, e conosciuto per essere stato, a suo tempo, protagonista nei tentativi di estorsione - sotto la regia dei principali clan di ‘ndrangheta della zona - ai danni della Medcenter Container Terminal: la nota vicenda della richiesta di una tangente da 1,5 dollari a container movimentato nello scalo calabrese.

Vicenda avrebbe visto coinvolti anche e tra gli altri, i figli di Pepè: Ferdinando e Salvatore, quest’ultimo arrestato l’8 marzo del 2011 per associazione mafiosa, nell’ambito dell’operazione “Crimine 2”, essendo ritenuto affiliato ai Piromalli- Pesce-Oppedisano (LEGGI).

Nell’occasione, le manette scattarono inoltre per Michele Caccamo (classe 1959), Domenico Pepè (classe 1955), Anna Maria Guzzi (classe 1963), Ferdinando Pepè (classe 1984), Salvatore Pepè (classe 1985) e Rocco Castagna (classe 1967).

La confisca di oggi, eseguita con l’acquisizione al patrimonio dello Stato del capannone industriale a suo tempo oggetto dei finanziamenti accertati come percepiti indebitamente, rappresenta per gli inquirenti un’altra conferma dell’efficacia dell’azione dello Stato a contrasto della criminalità economico-finanziaria e mafiosa.