Interessi oltre il 400%, in carcere padre e figlio accusati di usura, estorsione e lesioni

Reggio Calabria Cronaca

Sono accusati di usura Carmelo e Pietro Condrò, padre e figlio commercianti rispettivamente di 58 anni e 36 anni.

Ieri i carabinieri di Taurianova hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunali di Palmi su richiesta della Procura, nei confronti dei due ritenuti responsabili, in concorso tra loro, dei reati di usura aggravata, estorsione e lesioni aggravate.

Il provvedimento conclude una attività investigativa svolta dai militari e dal Nucleo Operativo e Radiomobile di Taurianova, avviata a seguito della segnalazione di un commerciante locale che avrebbe riferito di essere vittima di usura e estorsione da parte dei due Condrò che, a fronte di un prestito di poche migliaia di euro avrebbero richiesto la restituzione di ingenti somme.

Fin dal 2006, la vittima, che viveva una difficile situazione economica, si sarebbe rivolta ai due per ottenere più prestiti di denaro, complessivamente ricostruiti in 14 mila euro.

A fronte di questo prestito i due avrebbero preteso tassi di interesse del 20% mensile, che sarebbero aumentati in caso di dilazione del pagamento, arrivando anche ad oltre il 400% su base annua.

I militari hanno documentato che nel totale, per estinguere il prestito, padre e figlio avrebbero preteso circa 40 mila euro.

I Condrò - sostengono gli investigatori – avrebbero approfittato dello stato di bisogno dalla vittima, la avrebbero aggredita e minacciata per costringerla a restituire il denaro con tutti gli interessi.

In un’occasione, l’avrebbero aggredita impedendogli anche di allontanarsi con la sua autovettura, quest’ultima danneggiata con violenti calci.

Un’altra volta padre e figlio avrebbero raggiunto il commerciante all’interno della sua abitazione, colpendolo ripetutamente. Le minacce di morte sarebbero state estese ai suoi familiari, per incutere nell’uomo un costante stato di ansia e paura.

Con la denuncia del commerciante, i Carabinieri, sotto il costante coordinamento dell’Autorità Giudiziaria, sarebbero riusciti a documentare le presunte condotte dei due, raccogliendo elementi utili all’emissione del provvedimento cautelare, considerata anche la pericolosità dei soggetti e la probabile reiterazione del reato.

Nel corso delle perquisizioni sono stati trovati circa 5.500 euro in contanti, ritenuti provento dell’attività illecita e quindi posti sotto sequestro. I due indagati sono stati portati nel carcere di Reggio Calabria.