Bimba comprata e segregata, medico arrestato in Calabria

Reggio Calabria Cronaca

Una donna, M.R.I., medico dipendente dell'Asp di Reggio Calabria è finita agli arresti domiciliari perché indagata, in concorso con il marito bulgaro e al momento irreperibile, per avere comperato una bambina al fine di adottarla, facendola passare come figlia naturale dell'uomo.

A suo carico contestati anche i reati di maltrattamenti contro familiari o conviventi e abbandono di persone minori o incapaci.

La misura cautelare è stata emessa dal gip di Palmi su richiesta della Procura diretta dal procuratore capo Ottavio Sferlazza.

Le indagini sono scattate nel febbraio del 2017 da una segnalazione ricevuta dall'aliquota della polizia giudiziaria.

Gli agenti hanno verificato la segnalazione che sosteneva come insieme all'indagata vivesse una bambina, alla quale sarebbe stato impedito di uscire di casa e che sarebbe costretta a vivere in un ambiente malsano.

Quando gli investigatori si sono presentati alla sua porta, la donna dapprima avrebbe negato che vi fosse una bimba, poi avrebbe detto che si trattava della figlia naturale del marito, in quel momento assente perché rientrato in patria per motivi familiari.

Le condizioni igieniche della piccola sono state valutate scadenti: indossava abiti logori e sporchi, peraltro non della sua taglia.

La bambina, inoltre, non parlava, camminava con difficoltà e portava ancora il pannolino malgrado fosse prossima a compiere quattro anni.

Della situazione è stato informato il Pm di turno presso la Procura dei minori di Reggio Calabria, che ha disposto il temporaneo affidamento ai servizi sociali con la collocazione in una struttura protetta.

Dalle successive indagini sarebbe emerso che l'indagata avrebbe presentato richiesta di adozione della bambina al Tribunale per i minorenni del capoluogo, ma l'avrebbe revocata in seguito al diniego del bulgaro di sottoporsi al test del dna disposto dallo stesso Tribunale per verificarne l'effettiva paternità.

Dal test, effettuato successivamente sull'uomo e sulla bimba, è risultato infatti che i due profili genotipici erano incompatibili, quindi le dichiarazioni rese dall'uomo all'Ufficio anagrafe del Comune di Palmi e negli atti allegati alla richiesta di adozione sarebbero state false.

Della vicenda sono state interessate l'ambasciata bulgara in Italia e quella italiana in Bulgaria. Dagli accertamenti bancari, estesi anche ad istituti esteri, sui movimenti di denaro di entrambi i coniugi, sarebbe emerso un ulteriore elemento indiziario circa l'avvenuta compravendita della bambina.