Anno giudiziario, Introcaso: “Criticità soprattutto nei tribunali”

Catanzaro Cronaca

Piante organiche “inadeguate” tanto per il numero dei magistrati, quanto del personale amministrativo. Una vera e propria emergenza che il Tribunale di Catanzaro vive da tempo. È emerso nel corso della relazione del presidente della Corte d'appello, Domenico Introcaso, durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.

Introcaso ha dunque parlato delle percentuali stabili, le uniche sono quelle relative ai trasferimenti, dal momento che sarebbe in atto un vero e proprio “movimento migratorio costante in uscita con entrate costituite da magistrati ordinari di prima destinazione che, per vincoli ordina mentali, non possono svolgere funzioni di Gip/Gup”. E per il presidente le dinamiche relative ai trasferimenti presentano una “ricorrenza temporale ormai quadriennale, tale da determinare scoperture prossime al 50% in tribunali medio-piccoli”, come quelli di Vibo Valentia e Crotone.

Ha poi parlato del “paradosso Calabria”, ovvero del fenomeno della mobilità che colpisce diversi tribunali che risultato costituiti per la maggioranza da “magistrati ordinari in tirocinio (Mot)”, il disagio poi per Itrocaso troverebbe massima “espressione nelle criticità dei tribunali di Catanzaro, Crotone, Paola e Vibo Valentia”.

Nella relazione il presidente rileva inoltre come “non minori sono i problemi che affliggono le procure della Repubblica presso i tribunali del Distretto, le cui piante organiche sono state solo di recente razionalizzate mediante redistribuzione dei magistrati e rafforzamento della Procura distrettuale tenuto conto - conclude Introcaso - del crescendo della criminalità di stampo mafioso nell'intero territorio”.

Ma se il settore civile ha visto un leggero miglioramento, lo stesso non si può dire del settore penale. Nel civile, infatti, “la produttività dei tribunali del Distretto - rileva Introcaso - trova espressione nel soddisfacente indice di ricambio, nel senso che il numero degli affari definiti è superiore a quello degli affari sopravvenuti. Il rapporto è costituito dal numero delle sopravvenienze iniziali di 95.888 (al 30 giugno 2017) A fronte del dato omogeneo registrato all'1 luglio 2017 di 91.637 pendenze. Il dato indica argomenti favorevoli relativamente all'indice di smaltimento, in quanto - è scritto ancora nella relazione del presidente della Corte d'appello - risulta aggredito l'arretrato seppure nella modesta misura del 4,43%".

Il settore penale vive criticità, perché “i tribunali hanno trattato un numero di processi sostanzialmente corrispondente al numero delle sopravvenienze, tuttavia la situazione continua a rimanere critica a causa dell'eccessivo numero di nuovi procedimenti. I tribunali del Distretto registrano pendenze corrispondenti a 900 processi in trattazione collegiale, 27.291 in monocratico e, 22.240 (noti) pendenti davanti all'ufficio Gip”.

All’inaugurazione dell’anno giudiziario era presente anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando che ha deciso di aderire alla cerimonia calabrese per “guardare la giustizia con gli occhi del Sud”. Per il guardasigilli in Calabria “si comprende la necessità dell’aggancio internazionale che é al centro di tutte le nostre politiche. La 'ndrangheta, lo ricordano gli studiosi, non è folklore locale, è la rete criminale più internazionalizzata. Siamo in Calabria perché qui 'pagà l’investimento in legalità, nella macchina della giustizia civile, nell’edilizia giudiziaria”.

E nella nostra regione per Orlando “pesano di più l’inefficienza e l’assenza dello Stato. La debolezza delle Istituzioni porta altri soggetti, spesso fuori dalla legalità, a costruire intermediazioni improprie, a risolvere il conflitto fuori dalla legislazione, a sostituire ai valori costituzionali la legge del più forte”.

Introcaso ha inoltre dedicato un ampio capitolo sugli assetti della criminalità organizzata sul territorio, alla luce anche dei dati diramati tempo fa dal ministero dell'Interno secondo cui sono “2.303 affiliati sono presenti nel territorio del Distretto di Catanzaro, ove si considerino i dati aggregati delle quattro province" comprese nel distretto. E infatti - aggiunge il presidente della Corte d'appello - i dati forniti dal procuratore distrettuale, Nicola Gratteri, correlati alle risultanze provenienti dai tribunali, prefigurano l'esistenza nel Distretto di numerose associazioni criminali di tipo 'ndranghetistico”.

Per il presidente “le dinamiche espansive conducono all'esportazione dei moduli organizzativi locali calabresi in rapporto organico-funzionale con i nuclei originari da cui traggono genesi ma nuovi nelle attività criminali nel senso di acquisire la specificità dei territori "occupati" e trasfonderla nell'economia legale. Questa modalità - prosegue la relazione del presidente della Corte d'appello - si riversa immediatamente nei settori maggiormente produttivi e più facilmente aggredibili, gli appalti pubblici, con ricadute in termini di pregiudizio e corruzione del procedimento elettorale, di formazione e raccolta del consenso.

“L'effetto crimino-genetico delle attività di 'ndrangheta è in geometrica progressione e tragica pervasisita'": in conclusione, nel Distretto si riscontrano "numerose "locali"" ma sono "sempre più ricorrenti i segnali di una tendenza alla centralizzazione delle famiglie 'ndranghetistiche, che da microcosmi a struttura familiare e localistica assumono caratteri di cellule interdipendenti e collegate al vertice di strutture sovraordinate”.

(ultimo aggiornamento 16:10)