Dipendente pubblico infedele: si pagava i finanziamenti coi soldi del Comune

Cosenza Cronaca

Un nuovo decreto di sequestro - emesso dal Tribunale di Castrovillari su richiesta della Procura - per una somma di poco superiore ai 35 mila euro è stato eseguito dalle fiamme gialle di Sibari nei confronti di un 66 enne, V.A., dipendente pubblico del Comune di San Lorenzo Bellizzi, nel cosentino.

L’ordinanza di oggi è il risultato della prosecuzione di una complessa attività d’indagine effettuata dai finanzieri che si è conclusa con la denuncia a piede libero del funzionario pubblico, in quiescenza dal mese di novembre scorso per i reati di peculato, falsità in atti e truffa.

Secondo gli inquirenti, il 66enne, sfruttando gli incarichi rivestiti si sarebbe appropriato illecitamente di poco più di 14.500 euro del Comune di Trebisacce e di oltre 35 mila di quello di San Lorenzo Bellizzi.

Il dipendente infedele, già nel giugno scorso era stato raggiunto dalla sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio a cui erano seguiti dei sequestri di beni fino alla concorrenza di oltre 14 mila euro che si ritiene sottratti alle casse del Comune di Trebisacce.

Le indagini iniziali, infatti, avrebbero messo in evidenza come il funzionario, sfruttando la sua carica di responsabile dell’ufficio Ragioneria del Comune di Trebisacce, dopo aver contratto dei finanziamenti personali con Istituti di credito solo formalmente si sarebbe decurtato dalla sua busta paga la ritenuta mensile del quinto della stipendio.

Stessa attività è risultata effettuata dall’uomo presso il Comune di San Lorenzo Bellizzi dove, tramite degli appositi aggiustamenti e quadrature dei conti, avrebbe sottratto invece 35.278 euro dalle casse dell’Ente, per pagare, tra l’altro, un finanziamento che aveva chiesto ad una società finanziaria, sempre a fronte della cessione del quinto.

Il dipendente, in questo caso, avrebbe utilizzato un articolato artifizio contabile che, sfuggito all’esame generale dei conti da parte degli organi di controllo interni, non aveva destato il benché minimo sospetto di irregolarità.

Al contrario, la ricostruzione fatta dalla Guardia di Finanza, esaminando ogni singola movimentazione di somme tra i vari capitoli di spesa, avrebbe permesso di scoprire e quantificare i reali ammanchi di cassa, consentendo l’applicazione del provvedimento di sequestro anche per equivalente di beni immobili e saldi attivi di conti correnti bancari intestati al 66enne.