Le schiave del sesso “rapite” in Nigeria e i riti magici per costringerle a prostituirsi

Catanzaro Cronaca

Arrivare in Italia e qui trovare un lavoro: una “terra promessa” per decine di giovani nigeriane, illuse da un gruppo di “aguzzini” che in realtà le avrebbero sì condotte a destinazione ma poi costrette a prostituirsi.

Un obbligo - quest’ultimo - quasi invalicabile per le ragazze, dovendo restituire il prezzo per il viaggio: quasi 30 mila euro a testa; e per costringerle venivano sottoposte addirittura a riti magici, come il “vodoo/juju”, a cui alcune delle popolazioni africane sono - per così dire - particolarmente “sensibili”. Romperne il giuramento, nella loro cultura, avrebbe portato infatti disonore e gravi conseguenze, anche nei confronti dei familiari.

Una volta adescate, da quel momento per le vittime iniziava un lungo e terrificante viaggio, durante il quale, attraverso il deserto del Niger, venivano trasferite in Libia dove aspettavano, fra violenze e abusi inauditi, di essere imbarcate per l’Italia.

Nei casi frequenti in cui le ragazze, sempre durante le attese, venivano anche catturate e trattenute nei campi di prigionia, il gruppo, grazie a contatti ramificati con soggetti chiamati i connection men”, sarebbe riuscito a corrompere le guardie libiche e liberare le donne, pagando la cifra di 5000 dinar.

Una volta giunte sulle nostre coste, ad attenderle non vi era, però, la vita promessa. Rintracciate nei centri di accoglienza, venivano trasferite in varie località e lì costrette alla prostituzione senza possibilità di ribellione, altrimenti scattavano minacce e violenze.

L’unica priorità per le loro madam era che pagassero il debito contratto, tanto da costringerle ad abortire in casa o a vedersi togliere cibo e acqua se non avessero guadagnato abbastanza durante il giorno.

Parte dei guadagni, infine, venivano investiti in una contribution”, in pratica una cassa comune, messa a disposizione delle madam per l’acquisto di nuove donne.

Le indagini - dirette dalla Dda di Catanzaro, in particolare dal Sostituto Debora Rizza, dall’aggiunto Giovanni Bombardieri e dal Procuratore Capo Nicola Gratteri - hanno così portato stamani al blitz denominato operazione Locomativa che, scattata tra Lamezia Terme e Rosarno, in Calabria, e Livorno, in Toscana, avrebbe consentito di identificare i soggetti che si ritiene appartenessero all’associazione, coloro cioè che “reclutavano” le ragazze, smembrando parte di una complessa organizzazione operativa fra Nigeria, Libia e Italia.

Sette le persone, un italiano e sei nigeriani, raggiunte da un fermo con le accuse, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, acquisto e alienazione di schiavi, immigrazione clandestina, riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione, con l'aggravante della transnazionalità.

I DESTINATARI DEI PROVVEDIMENTI

Ifueko Aiyamekhe: madam sul territorio di Lamezia Terme Sant’Eufemia; Osagie Omoregie: compagno di Ifueko che avrebbe intrattenuto i contatti con la Nigeria e la Libia provvedendo al procacciamento delle donne e all’organizzazione di tutte le fasi della tratta; Silvia James Ekuaze: madam sul territorio di Lamezia Terme Sant’Eufemia; Joy Enoma: madam sul territorio di Amantea (fermata a Livorno); Gift Idahosa: madam sul territorio di Rosarno; Angel Humphrey: madam sul territorio di Lamezia Terme Sambiase; Vincenzo Criserà: fiancheggiatore.

Nei loro confronti è stato eseguito anche un sequestro preventivo dei conti correnti e di altre utilità economiche.