Le opere di Luigi Scopelliti al Cassero di Montevarchi

Reggio Calabria Tempo Libero

Terzo classificato al Premio Nazionale delle Arti 2015 indetto dal MIUR, al Cassero per la scultura dell’Ottocento e del Novecento espone le sue opere nella mostra: “#Giovani scultori al Cassero, l’artista reggino, Luigi Scopelliti sbarca ad Arezzo. Nella mostra sono infatti presenti le opere dell’artista. L’esposizione è stata inaugurata sabato 23 ottobre (aperta fino al 28 gennaio 2018) al Cassero per la scultura italiana dell’Ottocento e del Novecento - Museo Civico di Montevarchi, prestigiosa sede espositiva toscana di respiro nazionale dedicata alla scultura.

Un evento dedicato ai giovani finalisti del Premio Nazionale delle Arti 2015 nel settore scultura, premio indetto dal MIUR, Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca. La mostra, curata dal direttore scientifico del Museo Federica Tiripelli, affronta problematiche sociali contemporanee in particolare il tema della violenza nelle sue varie sfaccettature, tutta realizzata nel segno dei giovani, dalla curatrice agli artisti fino ai fotografi, organizzata nell'ambito del progetto regionale “Toscanaincontemporanea2017”, grazie al partenariato tra il Comune di Montevarchi, l’Associazione Amici de Il Cassero per la scultura italiana dell'Ottocento e del Novecento e l’Associazione Fotoamatori F. Mochi.

Il percorso espositivo è allestito nelle sale della collezione permanente del Museo. Quindi le opere contemporanee sono messe in dialogo e confronto con quelle dell’Ottocento e del Novecento. Ma oltre alla riflessione sui diversi linguaggi della scultura, la mostra propone il rapporto con altre forme d’arte come il video, realizzato dall’Associazione MACMA con Pierfrancesco Bigazzi, e le foto scattate da Lorenzo Della Vedova e Sofia Fabbrini che documentano le opere esposte. Uno dei tre protagonisti dell’evento è Luigi Scopelliti (Reggio Calabria 1988), profondamente legato alla sua terra di origine - la Calabria – , dove si è diplomato nel 2016 in scultura all’Accademia di Belle Arti. Con all’attivo già numerose mostre in Italia, Spagna e Portogallo mentre nel 2016 ha partecipato ad una residenza d’artista in provincia di Potenza e la realizzazione, nel cimitero dei migranti di Armo, del monumento alle vittime dei naufragi.

Scopelliti porta avanti una ricerca artistica intensa e originale lavorando principalmente il ferro, il gesso, la pietra e il legno, ma usando anche materiali di recupero e di scarto. Nelle sue due opere esposte, “Mays” e “Spazi di memoria”, affronta il tema molto attuale della violenza legata alla sopraffazione dell’uomo sulla natura. In “Mays”, la denuncia è contro l’invasione degli OGM nelle coltivazioni come appunto quella del mais, ma anche la rinascita e il ritorno alla terra. “Le quattro tavolette in pietra nera turca […] – spiega la curatrice Federica Tiripelli -, sono quasi delle sacre “mense” che offrono semenze naturali, semi OGM (o meglio, ciò che ne resta), pannocchie scolpite nella pietra leccese e incarnano il singolare binomio naturale – artificiale, genuino – manipolato. Un’opera che è una riflessione sugli aspetti sociali, economici e politici dell’uso delle biotecnologie”.

Lo stesso tema della rinascita è proposto anche nell’affascinante installazione “Spazi di memoria”, un’opera a cui Scopelliti lavora fin dal 2013 realizzata con oggetti di recupero a cui l’artista vuole donare nuova vita. Angoli di memoria, spaccati di vita di sconosciuti a cui l’artista vuole restituire identità, dignità e una nuova vita. Una scarpa, un orologio da taschino, un bicchiere, una bambola, un santino, documenti e fotografie che, riemergendo dall’oblio, permettono di tratteggiare e immaginare le esistenze delle persone perché gli oggetti salvati dalla discarica, sebbene non abbiamo un’anima, conservano una traccia indelebile delle persone a cui sono appartenuti.