Intestazione fittizia. Imprenditore della cosca? Maxi sequestro da dieci milioni di euro

Reggio Calabria Cronaca

Le fiamme gialle reggine, coordinate dalla Procura della Repubblica di Palmi, hanno eseguito tre misure cautelari nei confronti di Francesco Tassone e Giuseppina Rugnetta, entrambi di Cinquefrondi, nonché di Maria Assunta De Maria, di Giffone.

L’ORDINANZA, emessa dal Gip, vede l’uomo destinatario del divieto di dimora nella provincia di Reggio Calabria, mentre le due donne sono state raggiunte dall’obbligo di presentazione alla polizia giuidiziaria.

L’ACCUSA, a vario titolo, è di concorso nel reato di intestazione fittizia di beni secondo gli inquirenti con lo scopo di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali.

Il provvedimento arriva in seguito alle indagini condotte dal Gico del Nucleo di Polizia Tributaria del capoluogo dello Stretto, sotto la direzione della Procura di Palmi, nei confronti del defunto Salvatore Domenico Tassone (classe ‘48), imprenditore di Giffone che era ritenuto un esponente della cosca di ‘ndrangheta dei “Longo-Versace” di Polistena oltre figura rappresentativa di diversi clan della “Piana” e della zona jonica della provincia.

L’imprenditore, già condannato in primo grado nel 2009 per associazione di stampo mafioso e omicidio nell’ambito dell’operazione Arca, è stato Sorvegliato Speciale - in ordine alla sua pericolosità sociale qualificata - e destinatario di una confisca sul patrimonio aziendale che ha riguardato diverse società nel settore edilizio e formalmente nella disponibilità di terzi, ma che erano comunque a lui intestate o comunque riconducibili.

LE INDAGINI di oggi, eseguite anche attraverso intercettazioni telefoniche e confermate da accertamenti patrimoniali e dall’acquisizione ed analisi di una copiosa documentazione, avrebbero permesso di dimostrare, secondo la tesi investigativa, delle presunte condotte illecite che avevo lo scopo di evitare l’applicazione di nuove misure cautelari in capo a Salvatore Domenico Tassone, ritenuto il dominus di attività imprenditoriali e beni immobili, fittiziamente intestati però a parenti e semplici prestanome.

Tra questi, sempre in base agli inquirenti, i coniugi Francesco Tassone e Maria Assunta De Maria, e la nuora, Giuseppina Rugnetta, legata da vincoli di affinità con il defunto Domenico Alvaro, detto “Micu”, capo dell’omonima cosca di Sinopoli; con il concorso poi di Vittorino Pelli e Paolo Vittorino Vilardi, entrambi di Reggio Calabria.

I “FINTI” CONTRATTI

La tesi è che Salvatore Domenico Tassone avrebbe acquistato da Pelli e Vilardi diversi terreni a Cinquefrondi. Fato che era sottoposto alla misura di prevenzione e considerati i sequestri subiti negli anni precedenti, Tassone avrebbe cercato di mantenere segreta la proprietà degli stessi.

Dai documenti acquisiti e dalle intercettazione sarebbe emerso che Pelli e Vilardi gli avrebbero venduto i circa 371 ettari di terreni in forza di un contratto di compravendita considerato “dissimulato”; poi avrebbero stipulato un finto contratto di affitto di un fondo rustico con Salvatore e Francesco Tassone e con Maria Assunta De Maria, così da dargli un titolo giuridico per sfruttare i terreni senza risultarne i proprietari, così facendo sfuggendo alle maglie delle misure di prevenzione.

Quanto alla posizione di Pelli, gli inquirenti sostengono che dalle conversazioni intercettate si coglierebbe “chiaramente” che la controparte di Tassone nella compravendita fosse proprio lo stesso Pelli. “La determinazione ad assecondare i fini illeciti del Tassone - affermano gli investigatori - ha trovato il suo fondamento nel bisogno di liquidità più volte manifestato dal Pelli nel corso delle conversazioni”.

Pelli avrebbe avuto un debito di circa 23 mila euro nei confronti di un ex dipendente e per questo sarebbe stato determinato a dissimulare la vendita dei terreni e, dunque, a prestare il suo nome per la stipula di un contratto di affitto fittizio.

I BENI SEQUESTRATI

Alla luce di tutto ciò, oggi, il Gip del Tribunale di Palmi, valutate le esigenze cautelari “in ordine alla propensione a delinquere degli indagati”, ha disposto oltre alle misure a carico dei tre anche il sequestro, in particolare, di 53 terreni agricoli a Cinquefrondi (con un’estensione complessiva di circa 371 ettari) e dell’impresa agricola individuale “Rugnetta Giuseppina” di San Procopio che si occupa di commercio all’ingrosso di legname, utilizzo di aree forestali, colture olivicole e costruzione di edifici.