Accesso libero alle spiagge. Marco Polo: a Crotone è un tabù, e scrive alla Procura

Crotone Attualità

Riceviamo e pubblichiamo a seguire, integralmente, la lettera aperta che Rosario Villirillo, dell’Associazione Marco Polo di Crotone, ha inviato non solo al sindaco della città, ma anche alla Capitaneria di Porto e, soprattutto, alla Procura pitagorica.

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Con l’inizio della stagione estiva, si ripete, sistematicamente, la storia del “mare negato”. Infatti, le spiagge Italiane sono sempre meno accessibili, a causa delle concessioni generose ( la media dei canoni annui supera di poco un euro al mq ) a miriadi di lidi e stabilimenti balneari e per l’avanzata delle unità immobiliari che occupano l’arenile, a volte abusivamente, e che troppo spesso negano l’accesso alla battigia a chi non è disposto a mettere mano ai portafogli, con recinzioni, paletti, cancelli, a volte pericolosi, sbarramenti di cemento e ferro, violando un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione Italiana e garantito dall’ordinamento Giudiziario.

In quasi tutti i Comuni Italiani a vocazione turistica, sono ormai molti anni che la riqualificazione degli arenili è fonte di attrattiva e volano turistico, e il rispetto delle normative vigenti in materia non fa altro che ampliare le potenzialità di sfruttamento turistico dei luoghi e delle coste.

Non vi è cosa più che naturale e soddisfacente nel poter passeggiare sull’arenile senza intralcio, godendo del paesaggio e delle possibilità che ne derivano dall’approccio corretto all’uso dei servizi offerti da eventuali titolari di concessione ad uso ricreativo o balneare, e quindi godersi appieno la giornata la mare!

Purtroppo sembra che, sui nostri arenili, tutto ciò, sia negato da un uso evidentemente ‘’privatistico’’ della concessione demaniale e lesivo nei confronti di tutti coloro che non siano “abbonati” o comunque avventori permanenti degli stabilimenti balneari locali.

La norma che tutela il diritto di godere della spiaggia è contenuta nella legge finanziaria 2007, la quale impone l'obbligo per i titolari delle concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia antistante l’area oggetto di concessione, anche al fine di balneazione. In molte regioni, infatti, la spiaggia pubblica è diventata ormai un lontano ricordo, una chimera.

“Andare al mare à diventato per gli italiani un lusso e un privilegio, un diritto rubato a chi non può permettersi di pagare ombrellone e lettino. La spiaggia libera è ormai diventata un miraggio mentre gli stabilimenti balneari continuano a fare affari d'oro pagando canoni di concessione irrisori”.

La Suprema Corte di Cassazione, terza sezione penale, ha emesso una sentenza, la n°. 15268, del 16 febbraio 2001, depositata il 12 aprile 2001, che avrebbe dovuto effetti immediati e che prevedeva che. "nessuna proprietà privata e per nessun motivo può impedire l'accesso al mare alla collettività se la proprietà stessa è l'unica via per raggiungere una determinata spiaggia".

Lo aveva anche annunciato Legambiente, con un comunicato, precisando che si riaprivano le spiagge negate e che niente più grandiose ville con l'accesso privato al mare, scogli riservati ai vip nei luoghi di villeggiatura più esclusivi, case che interrompono le passeggiate dei turisti sulla spiaggia. Ovvero al cittadino deve essere garantito il libero e gratuito transito per il raggiungimento della battigia antistante l'area compresa nella propria concessione demaniale, anche ai fini della balneazione.

Nel litorale Crotonese, da una indagine conoscitiva, si possono notare comportamenti non edificanti dal porto vecchio fine al villaggio turistico Casa Rossa, eccetto alcuni fazzoletti di sabbia rimasti “inviolati”, il resto è tutto rappresentato da stabilimenti balneari dai quali, comunque, il cittadino può accedere alla battigia con insofferenza e tolleranza, mentre sulla costa del promontorio di Capo colonna l’accesso, per giunta a piedi, alla battigia è un “tabù”.

Infatti, si incontrano cancelli di ferro battuto sui quali son infissi cartelloni con scritto: “Proprietà Privata” o “accesso solo ai residenti”. Ovvero alterazione ambientale e forse anche privi delle relative autorizzazioni amministrative e personale addetto in nero.

In sintesi l’accesso e vietato, anche ai minori, quest’ultimi vengono individuati con metodi non consoni e di triste memoria. Mentre gli amici degli amici questi possono accedere liberamente anche con le autovetture, andando di fatto a creare una discriminazione sociale di cittadini da configurare di serie A e B.

Una vera e propria vergogna se si considera che ogni giorno il governo chiede sacrifici ai cittadini. Ma non solo. “L'Italia è l'unico paese al mondo in cui per andare a mare in alcune significative località, viene imposto il pagamento di un biglietto d'ingresso, una vera e propria tassa sul mare. Tutto questo nonostante la legge del 2006 che stabilisce il libero e gratuito accesso anche ai fini della Balneazione, dica il contrario. La non applicazione di questa legge ha portato alla quasi totale privatizzazione delle spiagge italiane” quando, In nessun caso, l'accesso al mare può essere sottoposto a tariffe o pedaggi e l'accesso alla battigia è libero.

La battigia consiste nella striscia di spiaggia entro i cinque metri dal mare, dove è permesso a chiunque appoggiare il proprio asciugamano e i propri effetti personali. È fatto obbligo agli stabilimenti di consentire il transito alla battigia. L’impedimento o la richiesta di un costo rappresenta una violazione della legge e va denunciato alle Autorità.

Le istituzioni, titolati alla gestione di vigilanza e controllo del territorio, sono tenute ad intervenire tempestivamente e garantire il diritto di balneazione alla cittadinanza, in particolare, ad una ben specifica fascia di cittadini, peraltro, già penalizzata dal Paese, per la soggettiva posizione sociale, in quanto si è in possesso dei giusti strumenti di legge per porre fine a questa vergognosa situazione dove un qualsiasi privato possa fare tutto ciò che vuole, a scapito di una popolazione civile, mortificata e disperata in un Paese dei diritti negati".

Associazione Marco Polo (Crotone)