Cosca Ruà-Lanzino, confiscati i beni al presunto “boss”

Cosenza Cronaca

Un patrimonio di oltre 700 mila euro quello confiscato stamani dalla Guardia di Finanza di Cosenza a Francesco Patitucci, considerato esponente di spicco della cosca Ruà-Lanzino, e ad un suo parente, Giuseppe De Cicco, a sua volta ritenuto intraneo allo stesso clan.

Il provvedimento è stato emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale del capoluogo su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro dopo una complessa attività di accertamento coordinata dal procuratore Aggiunto Giovanni Bombardieri.

A carico dei due è stata anche applicata la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza: di quattro anni per Patitucci e di tre per De Cicco.

Patitucci, come dicevamo, è considerato ai vertici della cosca ed è attualmente detenuto per violazione degli obblighi imposti dalla sorveglianza speciale e dalle legge sulle armi. A carico del presunto boss una condanna per associazione mafiosa e reati connessi, inflitta in primo e secondo grado e divenuta irrevocabile nel 2015: due sentenze che ne confermerebbero l’appartenenza alla cosca Ruà-Lanzino, riconoscendone addirittura il suo ruolo di “reggente”.

L’uomo è stato inoltre condannato per estorsione e usura aggravati così come, in precedenza, per la sua partecipazione all’associazione mafiosa dei Pino-Sena (con sentenza della Corte di Assise d’Appello di Catanzaro divenuta irrevocabile nel 2000)

De Cicco, invece, sarebbe legato da stretti rapporti familiari con il reggente del clan ed è indicato dagli inquirenti come intraneo ai Ruà-Lanzino prevalentemente con compiti di riscossione dei proventi dell’usura.

La confisca è stata possibile grazie anche al lavoro certosino svolto dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria che, diretti dalla Dda di Catanzaro, hanno eseguito degli accertamenti patrimoniali nei confronti dei due e dei loro familiari. Accertamenti che, tra il 2002 e il 2013, metterebbero in luce una netta sproporzione tra le loro spese rispetto ai redditi dichiarati che, ufficialmente, non sarebbero sufficienti nemmeno a soddisfarne le solo esigenze primarie di vita.

Il sequestro ha interessato dunque tre fabbricati turistico-residenziali nella provincia di Cosenza; una società di capitale (con 10 mila quote sociali) con tanto di complesso aziendale ed attiva nel settore delle costruzioni; un automezzo e rapporti bancari.