Reggio non tace, il destino dei figli di ‘ndrangheta: un incontro

Reggio Calabria Attualità
Il corteo di ieri

Il destino dei figli di ‘ndrangheta al centro dell’incontro voluto dal Movimento Reggio non Tace e che si terrà giovedì 8 giugno alle 18,30, nel salone dell’istituto Lucianum di via mons. De Lorenzo (alle spalle della Chiesa di S. Lucia) di Reggio Calabria ed a cui prenderanno parte Federico Cafiero De Raho, Procuratore della Repubblica; Roberto di Bella, Presidente del Tribunale per i Minorenni, moderatore; Davide Imeneo, Direttore dell’Avvenire di Calabria.

Sarà affrontato dunque il delicato tema dei figli delle famiglie di ‘ndrangheta che nascono in un ambiente già predeterminato dai condizionamenti cui sono sottoposti e come le Istituzioni cercano di porre soluzioni nel segno di un autentica promozione umana contro una cultura che propone morte a vari livelli.

“Sappiamo tutti bene – spiegano dal Movimento - che chi nasce in una famiglia di ‘ndrangheta ha una vita fortemente regolata da chi ne dirige in modo criminale comportamenti e scelte; sappiamo tutti bene che questi figli subendo e accettando gli orientamenti del clan il più delle volte finiscono in carcere con lunghe pene da scontare; sappiamo tutti bene che spesso si va incontro ad una morte annunciata e prematura. Tutto ciò genera sofferenza, genera ancora violenza su violenza”.

Per Reggio Non Tace, dunque, occorre rompere i circuiti viziosi di genitori che fanno ricadere le proprie colpe sui figli o su fratelli minori; occorre cercare di contribuire ad allargare il consenso per una cultura non fondata sulla sete di potere, o basata sulla gestione della vita altrui che produce ogni giorno sempre più un maggior numero di vittime.

“Questi figli che si trovano a vivere come orfani, o restano abbandonati perché i loro papà o fratelli maggiori sono in carcere – proseguono dal movimento - non hanno possibilità di sviluppare alternative alle dinamiche criminali che caratterizzano il loro modo di stare la mondo, segnandoli ad un destino triste e senza via d’uscita”.

“Proprio per questo motivo – aggiungono - la sospensione della responsabilità genitoriale che, in alcuni casi è stata adottata dalle Istituzioni competenti nei confronti di noti appartenenti alla criminalità organizzata, ha rappresentato e può indicare una strada di speranza verso la tutela di figli minori: così si può consentire a questi ragazzi e ragazze di rompere con questa forma di schiavitù, così li si può aiutare a comprendere cosa sia vivere in libertà e responsabilità le scelte che la vita ci offre".