Collettivo: “Dopo le Invalsi rilanciamo, scuola che non sia azienda”

Cosenza Attualità

“Siamo soddisfatti delle percentuali di boicottaggio delle prove invalsi ottenute a Cosenza ed in provincia, segno che il messaggio che abbiamo provato a lanciare è stato recepito dagli studenti e altrettanto dell'esito del corteo da noi organizzato, che nel suo corso oltre a parlare di Invalsi ha portato solidarietà agli occupanti e alle occupanti dello stabile di via Savoia, su le cui teste pende una minaccia di sgombero. Crediamo profondamente nell'unità delle lotte e in una società diversa, che non sia azienda che criminalizza e marginalizza le povertà. Crediamo che il primo passo per cambiare la società debba avvenire nelle scuole e questo sistema di prove omologate rappresenta il primo ostacolo da abbattere. Di certo questi test non sono lo strumento adatto per valutare la qualità dell’istruzione raggiunta da ogni studentessa e da ogni studente. Ci rinchiudono in un codice a barre, analizzati e valutati con un punteggio stabilito in base al numero delle crocette messe sulle risposte giuste o sbagliate”. È quanto scrivono i Giovani comunisti Cosenza e il Collettivo autonomo studentesco Cosenza.

“Non possiamo accettare che dai risultati dei test si possa premiare con stanziamenti di fondi una scuola invece che un’altra e, di conseguenza, creare scuole di serie A e di serie B. Crediamo che tutte le riforme scolastiche di questi anni siano accomunate da un unico obiettivo, quello di piegare la scuola pubblica alle logiche dei mercati e dei numeri abbattendo la qualità dell’istruzione e della didattica e la cultura dell’inclusione e della condivisione. A tale scopo, sono stati introdotti metodi autoritari ed antidemocratici, affidandoli al Preside-Sceriffo, il quale eroga sanzioni e premia i “fedeli” e sceglie direttamente i docenti. Vogliamo lottare perché la scuola pubblica ritorni ad essere una comunità solidale, dove si rispettino i tempi di maturazione e di apprendimento. Una scuola che non lasci indietro nessuno.

“Vogliamo lottare per un’istruzione che ci renda capaci di leggere e comprendere il mondo in cui viviamo. Vogliamo vivere in una scuola in cui le persone vengono prima del profitto. La scuola dev’essere fucina di sapere, ha il dovere di educare e crescere teste pensanti, non di formare automi che rispondono solamente ai comandi. Oltre le Invalsi, continueremo la nostra mobilitazione anche verso le altre vertenze: contro la Buona Scuola, l’alternanza Scuola-lavoro e, nell’ottica della battaglia alle grandi opere, l’importanza di un vero e sostenibile trasporto pubblico”.