Processo “Aemilia”. Regione in aula, assessore: “danno d’immagine e economico”

Calabria Cronaca

L’assessore regionale alle Politiche per la legalità, Massimo Mezzetti, in qualità di delegato del presidente della Regione Emilia-Romagna, è intervenuto stamani in aula a Reggio Emilia come parte civile nell’ambito del processo Aemilia.

L’udienza si è articolata su tre filoni: l’impegno contro la criminalità organizzata della Regione Emilia-Romagna, il danno subito, civile e patrimoniale, e le attività di prevenzione all’infiltrazione delle mafie nell’ambito della ricostruzione successiva al sisma del 2012.

L’assessore ha precisato come l’impegno dell’Ente per contrastare la criminalità organizzata e affiancare gli inquirenti risalga agli anni ’90 e sarebbe testimoniato, ha sottolineato, “dalla ricerca culminata in numerose pubblicazioni e progetti, in primis il progetto ‘Città sicure, dai gruppi di lavoro internazionali a cui la Regione ha preso parte e dal rapporto instaurato con l’Università di Bologna”.

Proprio in collaborazione con l’Università, la Regione Emilia ha finanziato, unica in Italia, una dettagliata mappatura on-line dei beni immobili confiscati alle mafie. “Un impegno - ha puntualizzato Mezzetti - riconosciuto anche a livello internazionale, per esempio dal United Nations Office on Drugs and Crime, che include l’esperienza della Regione Emilia-Romagna come una delle ‘buone pratiche’ promosse dalle Nazioni unite”.

“Oggi - ha dichiarato in una nota, dopo l’udienza, il presidente Stefano Bonaccini -, abbiamo ribadito l’importanza dell’impegno della Regione nella lotta contro la criminalità organizzata. I danni per il territorio non sono solo quelli morali o di immagine, ma incidono direttamente sull’economia, con gravi distorsioni per il mercato e con il rischio concreto di disincentivare gli investimenti nazionali ed esteri in Emilia-Romagna, una regione che da sola vale il 9,1% del Pil nazionale”.

“La costituzione di parte civile, quindi - ha aggiunto Bonaccini - non è affatto solo un atto simbolico, è invece doverosa perché le istituzioni devono avere la lotta alle mafie e all’illegalità quale pilastro dell’azione di governo”.

E proprio l’aspetto correlato al danno civile è stato affrontato in aula dall’assessore Mezzetti, che ha confermato come “l’esistenza in un determinato territorio dell’associazione mafiosa ‘ndrangheta implichi l’instaurazione e il consolidamento in settori della vita socio-economica dei metodi di intimidazione, di omertà e di sudditanza psicologica, e come quindi tale sistema criminale abbia deformato il corretto svolgersi del vivere civile, alterando l’immagine fisiologica dell’Ente e pregiudicando investimenti e attività produttive”.

In particolare, dal punto di vista del danno patrimoniale, ha detto ancora l’assessore, “si deve considerare la lesione delle potenzialità economiche, dello sviluppo turistico e delle attività produttive che consegue all’operatività delle consorterie criminali sulle aree di riferimento. Indici presuntivi che possono essere applicati anche rispetto all’esistenza di un danno non patrimoniale”.

Da questo punto di vista, come emerso dalla dichiarazione dell’assessore regionale, “deve considerarsi in primo luogo il danno all’immagine della Regione in quanto Ente territoriale, pregiudicato dal fatto di essere stato teatro di realtà delinquenziali infamanti”.

Capitolo importante quello della prevenzione delle infiltrazioni mafiose nella ricostruzione post sisma. Mezzetti ha ricordato quanto messo in campo sempre dalla Regione, provvedimenti sintetizzati dalla Relazione per la commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle associazioni criminali, del 17 maggio 2016.

Infine, ha ricordato che l’ente si è mosso con gli organi inquirenti per “monitorare e successivamente bonificare la contaminazione da amianto dovuta agli interventi effettuati dalla Bianchini Costruzioni”, coinvolta nel procedimento in relazione a gravi violazioni ambientali perché accusata di aver “effettuato operazioni non consentite di recupero e miscelazione di ingenti quantitativi di rifiuti, non procedendo alla distinzione dei rifiuti non pericolosi da quelli pericolosi e in particolare da quelli contenenti amianto”.

Fatti, ha concluso Mezzetti, “maturati in un momento in cui il territorio regionale era sconvolto e particolarmente vulnerabile per il sisma appena avvenuto, colpendo alcuni dei luoghi simbolo per la comunità quali le scuole temporanee e i campi d’accoglienza”.

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