Operazione “Gerry” all’epilogo: 19 in manette, decapitato il traffico di coca dal Sudamerica

Reggio Calabria Cronaca

Appena un mese erano scattati 18 fermi tra Calabria, Sicilia e Toscana con un sequestro di droga che una volta venduta valeva la cifra di ben 100 milioni di euro: oggi gli inquirenti si dicono certi di aver smantellato definitivamente l’organizzazione criminale che importava la cocaina dal Sudamerica.


Diciannove arresti e 300 chili di stupefacente tolti dal mercato. Questo l’esito dell’operazione “Gerry” che, stamani, si conclude con l’esecuzione di ben 19 arresti emessi dal Gip di Reggio Calabria.

Un’investigazione complessa quella eseguita dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catanzaro e coordinata dalla Dda dello Stretto che ha fatto scattare le manette ai polsi di tutti i presunti appartenenti a due agguerriti gruppi che, il 23 marzo scorso, avevano già subito un duro colpo, con il fermo, appunto, di 18 di loro.

LE ORDINANZE di custodia cautelare sono state effettuate tra Calabria, Campania, Sicilia, Toscana, Piemonte e Lombardia. Secondo gli investigatori si sarebbe neutralizzata una ramificata organizzazione ‘ndranghetistica, “dai marcati profili internazionali” e capace di pianificare l’importazione di oltre tre quintali di cocaina dal Sud America.

Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno consentito di smembrare il sodalizio, considerato "estremamente complesso", e composto da soggetti che sono ritenuti vicini a diversi clan: dalle famiglie Bellocco di Rosarno, ai Molè-Piromalli di Gioia Tauro e Avignone di Taurianova, ai Paviglianiti, attivi sul versante jonico reggino.

TRA GLI ARRESTATI vi sono i fratelli Michele e Giuseppe Bellocco, che sarebbero coinvolti nell’importazione di centinaia di chili di cocaina dall’America latina; un pluripregiudicato rosarnese, Rosario Arcuri (64 anni), che sarebbe stato invece un vero e proprio collettore, specializzato nell’acquisto della “polvere bianca” per poi rifornire diverse famiglie criminali, oltre che in grado di tessere contatti utili fondamentali per curare l’intero viaggio del narcotico, dal Paese produttore fino al porto di arrivo, dove un équipe di “professionisti” - alla cui guida vi sarebbe stato Domenico Lentini, un calabrese da anni emigrato in Toscana - che avrebbe provveduto al recupero del carico direttamente dal container e alla successiva consegna ai “grossisti” del settore.

È così che i militari sono riusciti a sequestrare nel porto di Livorno 300 kg di cocaina e circa 17 di codeina, ricostruendo, poi, un’altra importazione di 57 chilogrammi di coca e numerosi altri tentativi non andati a buon fine.

Oltre alla preziosa polvere bianca, gli indagati si sarebbero adoperati anche per far affari con altre sostanze. Dalle indagini emergerebbe infatti che sarebbero state effettuate compravendite di importanti partite di marijuana, hashish ed eroina.

Secondo gli inquirenti Rosario Arcuri, insieme al fratello e al figlio, negli anni avrebbe stretto dei solidi rapporti di collaborazione con narcos napoletani, capeggiati da Maria Rosaria Campagna, pluripregiudicata e compagna del noto boss di Catania Salvatore Cappello, attualmente sottoposto al carcere duro.

LA TESI è che calabresi e napoletani abbiano creato, così, una fitta rete di rapporti “d’affari” che, in prima battuta, avrebbero visto i partenopei al servizio dei calabresi per l’estrazione dello stupefacente dal porto di Napoli. Rapporti che, in seguito, si sarebbero arricchiti con la compravendita di eroina e marijuana cedute dai fornitori calabresi ai clienti napoletani.

IL PEDIATRA “FINANZIATORE”

L’operazione, condotta dalle Fiamme Gialle del Goa del Gico di Catanzaro, con il supporto del II Reparto del Comando Generale e della Dcsa, dimostrerebbe come i trafficanti calabresi ricevessero disponibilità liquide anche da soggetti insospettabili: commercianti e professionisti che facevano affari con l’acquisto all’ingrosso della cocaina.

I finanzieri, partiti dalla potente organizzazione di narcos che operava tra Rosarno, Gioia Tauro, Melicucco e San Luca, avrebbero esteso il raggio d’azione nei confronti anche di un libero professionista, un pediatra, riuscendo a scoprire che avrebbe ricoperto proprio il ruolo di finanziatore, oltre che di acquirente, di ingenti partite di stupefacenti, sempre provenienti dal Sudamerica.

In totale sono 32 le persone identificare, 19 delle quali raggiunte oggi dall’ordinanza di custodia. Ognuno di loro, sostengono sempre gli investigatori, avrebbe avuto un ruolo ben preciso: dai finanziatori ai mediatori, a coloro che avevano il compito di ospitare gli emissari dei narcos colombiani. Organizzazioni, insomma, che curavano le importazioni in ogni dettaglio, riducendo al minimo le comunicazioni e scegliendo accuratamente dove far giungere la cocaina.

L’intera operazione ha così inflitto alla struttura delle rilevanti perdite economiche, sia sotto il profilo dei capitali investiti che dei mancati guadagni e, oggi, di decapitare definitivamente i sodalizi.

Nel corso dell’indagine è stato sviluppato uno stretto coordinamento con la Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Firenze.