Fiamma: “Aree di crisi, esclusi dalla lista i comuni del tirreno cosentino”

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"Lo stato di perenne abbandono del tirreno cosentino, è l'emblema di quanto buona parte dei politici locali, sempre più distanti dall'interesse comune, bivacchino nell'ozio e nel loro egosistema degli affari e dei sotterfugi. È chiaro a tutti che la provenienza dei loro pacchetti elettorali, i quali permettono loro di ricoprire cariche pubbliche, non provengono dall'uso di un linguaggio fascista, xenofobo e populista, piuttosto da democraticissime e oscure pratiche elettorali, più e più volte messe in atto: il voto di scambio, ad esempio, derivante dalla speculazione su posti di lavoro che il fessacchiotto di turno non vedrà mai; o sulle promesse di lubrificare la macchina burocratica per sbrigare qualche pratica impolverata; gli appalti sottobanco alle imprese edili per le opere pubbliche. Ragion per cui è inutile ripeterci sempre le stesse cose, di lamentarci borbottando con amici e conoscenti di quanto sia pessima la nostra condizione. La realtà è questa, senza se e senza ma... è solo questione di tempo dimostrare quale cosca ci sia dietro quel politico, quale imbroglio abbia fatto quell'altro".

Così in una nota Mario Iorio, responsabile del Movimento Sociale, Fiamma Tricolore della Fascia Tirrenica Cosentina. "Il tirreno cosentino - continua Iorio - in quella fascia costiera che va da Campora a Tortora, è, da qualsivoglia prospettiva la si guardi, una zona depressa. Anche solo partendo dal dato economico si trova un riscontro: ad esempio, il troppo basso reddito medio delle famiglie, molto vicino alla soglia di povertà; l'economia sommersa, quella del lavoro a nero accettato dai giovani sottopagati diretti allo sfruttamento ( gli stessi che ogni fine mese in modo ossequioso ringraziano il datore di lavoro); poi ci sono i meno fortunati, quelli che si volatilizzano per non subire l'umiliazione sociale dello status di disoccupato; gli imprenditori messi alle strette per pagare il tributo alla ‘ndrina locale e allo Stato, e che poi si rifanno sui lavoratori. Ci sarebbe da elencare una miriade di altre condizioni da paese del terzo mondo”.

“Ed oggi – aggiunge - l'ennesima umiliazione per questo lembo di costa, a dimostrazione che la classe politica regionale non ha nessuna intenzione di livellare quantomeno la disuguaglianza territoriale. Infatti, la delibera regionale, annunciata con grande orgoglio dall'assessore regionale allo sviluppo economico, Carmen Barbalace, perfetta sconosciuta per la gente comune, prevede nientepopodimeno che il rilancio economico e imprenditoriale della Calabria. Il provvedimento, però, si limita alle cosiddette "aree di crisi non complessa", perché, dichiara l'assessore "la scelta di dare priorità ai comuni nei quali ricadono le aree industriali, è stata premiata”.

Secondo Iorio, a questo punto, la Calabria “dispone di una delibera fondamentale per guardare alla crescita economica dell'intera Regione, garantendo le agevolazioni finalizzate al rilancio delle attività produttive ed estese alle piccole e medie imprese e che riguarderanno non solo il manifatturiero ma anche i settori di tutela ambientale, della produzione di energia, dei servizi alle imprese e dell'attività turistica". Di conseguenza, e non riesco a percepire i criteri adottati, nella lista dei Comuni calabresi contenuta nella Delibera di Giunta, vengono esclusi tutti i Comuni del tirreno cosentino. È assolutamente meritocratico che le agevolazioni vadano destinate alle aree "emergenti", ma mi chiedo se per aree emergenti s'intendano "aree elettorali emergenti(?)". Pur ammettendo la nostra incapacità imprenditoriale e forse i nostri deficit di qualsiasi natura, non riesco a concepire la logica secondo la quale la nostra costa debba essere lasciata al suo triste destino”.

“Tutto sommato – prosegue il responsabile del Ms-Ft - queste dichiarazioni, fanno parte dei soliti proclami del Partito democratico che partono dal leader maximo Matteo Renzi, passano per il burattino Gentiloni e, infine, arrivano nelle periferie d'Italia grazie al Governo regionale(PD). Sarà l'ennesimo bluff? Insomma, siamo partiti da una questione meridionale, dopodiché, all'interno di essa convive la questione calabrese e in ultima battuta c'è anche la questione tirreno cosentino. Praticamente, così come 2500 anni fa circa, quando eravamo Magna Grecia (e neanche allora brillavamo), la costa tirrenica cosentina è destinata a rimanere la subcolonia di qualcun'altro".