Clan Piscopisani, pentito: “Carabiniere infedele passava notizie a clan”

Vibo Valentia Cronaca

Ha parlato oggi per la prima volta davanti ai giudici, Raffaele Moscato, nuovo collaboratore di giustizia. E l’ha fatto da una località protetta nell’ambito del processo "Romanzo criminale” contro il clan Patania di Stefanaconi. In occasione dell’udienza l’ex killer dei Piscopisani, avrebbe fatto alcune rivelazioni, come quella secondo cui un carabiniere avrebbe passato notizie riservate al clan.

Il carabiniere, secondo le affermazioni di Moscato, avrebbe dato un bigliettino a Francesco Scrugli - altro presunto killer dei Piscopisani e del clan Lo Bianco - sul quale sarebbero stati scritti i nomi degli uomini della cosca rivale che avrebbero cercato di ucciderlo. Scrugli, lo ricordiamo, è stato ucciso nel marzo del 2012 a Vibo Marina in un agguato durante il quale è stato ferito anche Moscato.

Nella faida fra i Piscopisani ed i Patania si sarebbe inserito anche il presunto boss di Limbadi e Nicotera, Pantaleone Mancuso, detto "Scarpuni", che avrebbe “finanziato con centomila euro l'acquisto di armi da consegnare ai Patania”, almeno stando al collaboratore di giustizia.

Non solo carabinieri corrotti nella testimonianza di Moscato, ma anche notizie di attentati. Come quella del tentato omicidio ai danni di Rosario Fiorillo. Durante la deposizione, il collaboratore ha infatti raccontato che i killer si sarebbero vestiti con le divise della polizia per uccidere l’esponente di un clan rivale, in quel momento di domiciliari.

Secondo il pentito, alcuni esponenti del clan dei Patania si sarebbero spacciati per agenti della Dia e avrebbero bussato all'abitazione di Fiorillo di Piscopio per farsi aprire il portone di casa ed ucciderlo. L’uomo sarebbe stato ritenuto dai fratelli Patania di Stefanaconi come uno degli autori dell'omicidio del padre, Fortunato Patania, e per questo finito nel "mirino" nell'ambito della faida con il clan dei Piscopisani.

Nell’episodio dell’attentato, l'uomo si sarebbe tuttavia affacciato alla finestra del primo piano della sua abitazione, così da spingere i killer ad aprire il fuoco verso la finestra. Ma i vetri blindati dell'abitazione fecero da scudo salvando la vita alla vittima predestinata.