Operazione Ecosistema, sequestrata azienda e quote per 13 milioni di euro

Reggio Calabria Cronaca

Le quote sociali e l’intero patrimonio aziendale dell’Ased Spa, tra cui numerosi beni immobili e mobili, ma anche conti correnti, beni e prodotti finanziari, affidati agli amministratori giudiziari, per un valore complessivo di 13 milioni di euro. È quanto sequestrato stamattina dal Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.

L’azienda, di proprietà di Rosario Azzarà, imprenditore reggino arrestato lo scorso 7 dicembre nell’ambito dell’operazione Ecosistema che ha portato al fermo di 18 persone (5 in carcere, 9 ai domiciliari e 4 alla presentazione alla Polizia) per gli inquirenti sarebbe l’impresa di riferimento della cosca Iamonte, egemone nel territorio di Melito Porto Salvo. E non solo, sarebbe anche monopolista nell’intera provincia reggina nel settore della raccolta e gestione dei rifiuti, dal momento che si sarebbe accaparrata importanti commesse pubbliche, si presume anche attraverso il ricorso a metodologie intimidatorie.

L’operazione avrebbe svelato un sistema in grado di controllare la gestione dei rifiuti e gli appalti derivanti, coinvolgendo amministratori locali, dirigenti e imprenditori che avrebbero avuto il sostegno delle cosche Iamonte” e Paviglianiti.

Le persone arrestate sono ritenute responsabili, a vario titolo, di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, turbata libertà degli incanti, violenza privata, corruzione elettorale, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, tutte ipotesi aggravate dall’aver agito con modalità mafiose e per favorire il clan di riferimento, ma anche per falsa testimonianza, corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, detenzione e porto illegale in luogo pubblico o aperto al pubblico di armi comuni da sparo.

Dalle indagini, condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Reggio Calabria, sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia, sarebbe quindi emerso che Azzarà, imprenditore che opera nel settore dei rifiuti, Carmelo Ciccone e Giuseppe Saverio Zoccoli, forti del sostegno derivante dalla criminalità organizzata locale e avvalendosi della collaborazione di liberi professionisti e della compiacenza di funzionari e amministratori pubblici, avrebbero condizionato il regolare svolgimento delle gare d’appalto.